Napolitano ai nuovi italiani: «Mantenete le vostre radici»

ROMA – Chi emigra ha “un’identità complessa, non necessariamente unica, esclusiva. Se noi desideriamo che i figli e persino i nipoti o pronipoti dei nostri cittadini emigrati all’estero mantengano un legame con l’Italia e si sentano in parte anche e ancora italiani, non possiamo chiedere invece ai ragazzi che hanno genitori nati in altri paesi di ignorare le proprie origini. L’importante è che vogliano vivere in Italia e contribuire al benessere collettivo condividendo lingua, valori costituzionali, doveri civici e di legge del nostro paese”. Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell’incontro con i nuovi cittadini italiani celebrato ieri mattina al Quirinale, nell’ambito del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.


Nel salutare i “nuovi italiani”, il Capo dello Stato si è detto “convinto che i bambini e i ragazzi venuti con l’immigrazione facciano parte integrante dell’Italia di oggi e di domani, e rappresentino una grande fonte di speranza”.


– Si tratta – ha detto il presidente Napolitano – di una presenza che concorre ad alimentare quell’energia vitale di cui oggi l’Italia ha estremo bisogno.


Per il Capo dello Stato, “non comprendere la portata del fenomeno migratorio e non capire quanto sia necessario il contributo dell’immigrazione per il nostro Paese significa semplicemente non saper guardare alla realtà e al futuro”.


Quindi ha sottolineato senza indugi che “senza il loro contributo futuro alla nostra società e alla nostra economia, anche il fardello del debito pubblico sarebbe ancora più difficile da sostenere”.
– Negli ultimi 20 anni, tra il 1991 e il 2011 – ha detto Napolitano -, il numero dei residenti stranieri è aumentato di 12 volte. Tuttavia gli immigrati che sono diventati cittadini sono ancora relativamente pochi, anche se negli ultimi 10 anni c’è stato un notevole incremento. All’interno dei vari progetti di riforma delle norme sulla cittadinanza, la principale questione aperta – ha ricordato il Presidente della Repubblica – rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi. Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identit.


Così come gli italiani emigrati si sentono ancora parte dell’Italia pur essendo integrati nei Paesi di residenza, così, ha aggiunto, “dobbiamo essere fieri del fatto che, pur mantenendo un legame con le origini, chi emigra in Italia esprima la volontà di diventare italiani”.


– Questo, infatti – ha aggiunto -, rappresenta un’attestazione importante di stima e fiducia nei confronti del nostro Paese. Dobbiamo sentire una forte responsabilità e un preciso dovere di non deludere questa fede nell’Italia.


E il Presidente ha auspicato che l’Italia diventi “il più rapidamente possibile un paese aperto ai giovani: nel lavoro, nelle professioni, nelle imprese, nelle istituzioni. Le classi dirigenti italiane e quelle europee, non devono mai dimenticare la responsabilità che hanno verso i giovani, verso il loro presente e per il loro futuro. E dall’attenzione al destino dei giovani non vanno esclusi i ragazzi stranieri, i futuri nuovi italiani ai quali, qualunque sia la loro origine, bisogna offrire opportunità non viziate da favoritismi. Occorre smontare la convinzione che la nostra sia una società nella quale le occasioni sono riservate solo a chi appartenga a certi ambienti, solo a chi abbia i contatti giusti”.


Bisogna, invece, “valorizzare il merito”, “far funzionare quell’ascensore sociale che è rimasto troppo a lungo bloccato”; mettere “il merito e l’impegno al centro delle politiche, perché valorizzare il merito non significa solo promuovere equità, significa promuovere crescita”. Il Capo dello Stato ha concluso con un caldo “benvenuto” nella nostra comunità ai nuovi cittadini partecipanti alla cerimonia: “a tutti voi che vivete in Italia i più sentiti auguri per un futuro sereno. A tutti gli adulti e, se mi consentite, a tutti gli anziani, l’invito ad impegnarsi perché questo futuro possiate averlo”.