Esce Barbareschi: continua la «campagna acquisti»

ROMA – Era il pomeriggio del 6 novembre e Luca Barbareschi, ideatore del nome Futuro e Libertà, salì sul palco di Bastia Umbra per leggere ‘Il manifesto per l’Italia’.
– L’incarico più grande che mi è stato affidato nella mia vita di spettacolo e di uomo politico -commentò commosso.

Una mattina di tre mesi e mezzo più tardi ha lasciato Fli per passare al gruppo misto.
– Questo modo di intendere la politica non mi appartiene – ha spiegato duro.
In mezzo, minacce di addio e veloci smentite, promesse di voto anti maggioranza e rocambolesche retromarce, richieste di dimissioni a Berlusconi e incontri ad Arcore, accese litigate con Fini e mai una stretta di mano in pubblico. Con Barbareschi il numero dei parlamentari usciti dai futuristi sale a nove: sei senatori e tre deputati. E sembra che nessuno, nemmeno in Fli, scommetta sul fatto che sia finita, nonostante la sequenza degli addii smentiti ieri: nell’ordine, i deputati Giorgio Conte, Francesco Divella e Carmine Patarino.
– Auspico che non ci siano altre uscite – ha commentato il capogruppo in pectore Benedetto Della Vedova – ma saremmo pronti ad affrontarle. E’ chiaro che la nostra battaglia ha smesso di essere un progetto basato sui numeri parlamentari. Ci sono pressioni fortissime e noi lottiamo a mani nude.

Fra i futuristi, nessuno si rifugia nella battuta ormai trita e ritrita che tira in ballo il titolo dell’ultimo telefilm di Barbareschi: ‘Il Trasformista’. Chi gli vuole scoccare frecciate si limita a ricordare che il 17 febbraio il piano 2011 approvato dal Cda Rai prevede due fiction targate Casanova, la casa di produzione di Barbareschi: ‘Nero Wolfe’ (8 puntate per Raiuno) e ‘L’olimpiade nascosta’. E qualcuno cita l’aspirazione dell’ex Fli per la guida del Teatro Valle di Roma. La versione di Barbareschi, invece, è contenuta in una lunga lettera in cui spiega che le ragioni dell’addio sono tutte politiche.

‘’La mia pressante richiesta di chiarimento che va avanti da mesi è rimasta inevasa, mentre continuano sui giornali le accuse di tradimento e i peggiori strali verso coloro che esprimono dubbi o dissenso, dopo che sono stati eletti i vertici del nascente partito senza alcun metodo condiviso’’. Poi, qualche stoccata a Gianfranco Fini: ‘’Fli dice che è tutta colpa dei soldi di Berlusconi e tenta una nuova piazza Loreto costruita su di un moralismo ridicolo, dimenticandosi che proprio tre mesi fa qualcuno si propose come vicepresidente del consiglio di Silvio Berlusconi. A buon intenditor poche parole, a proposito di coerenza’’. Infine, ricordando il momento che, probabilmente, ha segnato il punto di non ritorno, quando Fini gli diede del pagliaccio:
‘’I pagliacci -dice – spesso fanno ridere ma sotto il trucco pesante si nasconde lealtà e sensibilità anche verso il piccolo circo a cui si appartiene. Basta sciacquare la faccia e il gioco è finito’’.