L’Alta Corte di Londra oggi decide su Assange

Julian Assange saprà oggi se gli sarà consentito di lasciare la prigione di Wandsworth e rifugiarsi nel maniero che gli ha messo a disposizione il suo amico e giornalista, Vaugan Smith. Il fondatore di Wikileaks comparirà infatti di nuovo dinanzi ai giudici, stavolta quelli dell’Alta Corte di Londra, che dovranno decidere se accettare il ricorso presentato dalla Svezia e negare la libertà provvisoria concessa martedì dal giudice della corte di Westminster.

E intanto i suoi sostenitori non nascondono il timore che, se sarà estradato in Svezia, Assange potrebbe essere consegnato agli Usa. La partita si preannuncia lunga e complicata.Martedì sera, il procuratore svedese, Marianne Ny, ha chiaramente detto che la Svezia non potrà concedere l’estradizione verso gli Usa senza il consenso del Regno Unito, “il Paese che ha ceduto” Assange. Il governo Usa non ha ancora fatto alcuna mossa, almeno in via ufficiale, ma intanto lo staff della Columbia University of Journalism ha inviato un monito all’amministrazione Obama, dicendo che qualunque atto di persecuzione nei confronti del fondatore di Wikileaks, sarabbe un “pericoloso precedente”.

In Gran Bretagna, uno degli avvocati di Assange, Mark Stephens, ha annunciato di aver raccolto metà delle 200mila sterline necessarie in contante per pagare la cauzione per la sua libertà. Assange è sostenuto da personalità di tutto il mondo, dal regista Ken Louch (che martedì era presente in aula) a Michael Moore, passando per il giornalista australiano, John Pilger, lo scrittore inglese, Hanif Kureishi. Stephens ha spiegato che altri sostenitori si stanno facendo avanti ed è tornato a lamentarsi delle difficoltà di comunicazioni con il suo cliente. In attesa dell’esame del ricorso, Assange è dovuto ritornare nella cella dove rimane isolato dagli altri detenuti, sorvegliato 24 ore su 24, senza cellulare o computer per poter comunicare con l’esterno. Se il ricorso svedese sarà bocciato e se i suoi avvocati riusciranno a raccogliere le 200mila sterline in contante richieste dalla giustizia britannica (oltre a due garanzie personali di 20mila sterline ciascuna), Assange tornerà libero; ma dovrà consegnare il passaporto, rimanere in una proprietà di campagna del suo amico e presidente del Frontline Club, il giornalista indipendente Vaugan Smith, nel Suffolk, indossare un braccialetto elettronico e rispettare determinati orari.

Il giudice del tribunale di Westminster ha fissato la prossima udienza del processo di estradizione per l’11 gennaio, quando sarà indicata la data del processo. Martedì, dinanzi al giudice di Westminster, l’avvocato Geoffrey Robertson, famoso per aver difeso Salman Rushdie, ha offerto un assaggio di quello che potrebbe essere la sua linea difensiva quando il processo per l’estradizione comincerà davvero. Robertson ha fatto notare che la denuncia di una delle due donne, secondo cui Assange approfittò di lei mentre dormiva, potrebbe non costituire un reato nel diritto inglese. Ma nell’immediato non resta che attendere. Intanto Assane non è riuscito a essere nominato “uomo dell’anno” dalla rivista Time. Giudicato come la personalità più influente del 2010 dai lettori della rivista americana, il fondatore di Wikileaks è però stato scalzato in ultima scelta da Mark Zuckerberg, il giovane creatore di FaceBook.