Giornata contro il boia, ma in Iran 4 impiccati

ROMA – Le lapidazioni in Iran, le fucilazioni in Cina, le iniezioni letali in Usa: il boia nel 2009 è entrato in azione quasi 5.700 volte. Numeri leggermente in calo rispetto agli anni scorsi ma che restano allarmanti. E ieri si è tornati a dire ‘no’ alle esecuzioni capitali. Un ‘no’ – rilanciato dalla ottava giornata mondiale contro la pena di morte – che non fa distinzioni geografiche o di metodo. E che, attraverso la voce di 105 organizzazioni internazionali, chiede l’abolizione di ogni tipo di esecuzione, da quelle del regime degli ayatollah iraniani a quelle degli Usa di Obama. Proprio le esecuzioni d’oltreoceano – 41 le persone giustiziate quest’anno – sono state oggi nel mirino dopo che, ieri, Amnesty International aveva puntato il dito contro Washington, chiedendosi come ‘’possa reclamare una leadership in tema di diritti umani quando sono ancora commessi omicidi giudiziari’’.


Tuttavia, neppure nella giornata contro le esecuzioni a morte il boia si è concesso una pausa: ieri, in Iran, sono stati impiccati quattro trafficanti di droga. Mentre, secondo un dossier di ‘Nessuno tocchi Caino’, sono 14, inclusa Sakineh Mohammadi-Ashtiani, le persone che attendono la lapidazione nel paese, in gran parte per adulterio. Dal 2006 sono 6 le persone che si è certi siano state giustiziate con la più terribile delle punizioni islamiche.
– Il regime di Teheran ha ucciso un’intera generazione: negli ultimi anni più di 100mila gli oppositori assassinati – ha detto Shahrzad Sholeh, presidente dell’Associazione Donne democratiche iraniane in Italia.
Ma – riporta il dossier – la lapidazione è utilizzata spesso anche in Somalia, Afghanistan e Pakistan nelle cosiddette ‘esecuzioni extragiudiziarie’. Dall’Ue e dal Consiglio d’Europa intanto si ribadisce il ‘no’ alle esecuzioni capitali ‘’in qualsiasi circostanza’’.


La lotta alla pena di morte resta ‘’uno dei cavalli di battaglia della politica estera italiana’’, ha spiegato anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parlando di una prossima nuova risoluzione all’Onu, ‘’perchè la strada ancora lunga’’. Per la deputata del Pd Elisabetta Zamparutti, è ‘’il momento di aumentare gli sponsor e i voti a favore di un nuovo testo’’ che rafforzi la moratoria del 2007.
Oggi nel mondo sono 58 i Paesi in cui la condanna a morte è ancora in vigore. Cina, Iran e Iraq sono ai primi posti per numero di giustiziati, che nel 2009 ha raggiunto complessivamente quota 5.679. Migliaia le esecuzioni nel continente asiatico mentre nei Paesi islamici sono 607 le condanne eseguite. L’impiccagione è il metodo prevalente e riguarda soprattutto gli uomini, la fucilazione è usata in Yemen, Libia e Somalia mentre la decapitazione solo in Arabia Saudita.


Negli Usa nel 2010 solo due volte su 41 totali, non è stata usata l’iniezione letale mentre 17 detenuti in attesa del lettino della morte entro fine anno. Per gran parte di loro, però, l’esecuzione potrebbe subire un rinvio: manca infatti il farmaco letale, il Sodium Thiopental. Casualità che, secondo alcuni esperti – citati dal dossier – sarebbe orchestrata dall’azienda produttrice, la Hospira, contraria al fatto che un suo prodotto venga usato per uccidere esseri umani.