Premier, mai minacciato elezioni anticipate

ROMA – Niente elezioni anticipate, ‘’non le ho mai minacciate’’, anche perchè invocare il voto significherebbe dare forza a chi vorrebbe un governo tecnico. Silvio Berlusconi convoca a sorpresa una conferenza stampa a Palazzo Chigi per mettere alcuni paletti intorno alle voci sul futuro del governo. E rilancia: avanti tutta sul programma in 5 punti, su cui l’Esecutivo ha ottenuto la fiducia del Parlamento, mettendo in agenda 5 Consigli dei ministri, uno a settimana, per varare i provvedimenti. Una vera e propria road map lungo la quale testare la lealtà della maggioranza, finiani in testa.


Una spinta con cui il Cavaliere intende mettere la parola fine – spiega- allo ‘’spettacolo deteriore’’ offerto ‘’dalla politica delle chiacchiere che ha preso l’attenzione dei cittadini’’. I toni ufficiali sono quelli della rassicurazione.
– Sono sereno e tranquillo – ribadisce più volte il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa scacciando di fronte alle telecamere lo spettro delle elezioni anticipate. Non le ho mai minacciate, anche perchè le ho sempre ritenute un guaio.


Non c’è nulla da temere stando a quello che dice il Cavaliere che riferisce di aver parlato con i parlamentari della maggioranza ‘’e nessuno di loro vuole andare a casa’’, aggiunge. Poi il ragionamento per spiegare i timori sulle elezioni anticipate.
– In caso di crisi – avverte il Cavaliere – non penso che ci possa essere un percorso agevole per le elezioni, anzi, sarebbe facile costituire un governo tecnico grazie anche ai 60 posti da offrire a chi nella maggioranza sosterrebbe questo nuovo esecutivo.


Un avvertimento che in molti nel Pdl vedono indirizzato anche ad Umberto Bossi che da giorni non esita a parlare di elezioni in primavera, ma anche a chi all’interno dello stesso Popolo della Libertà gli suggerisce di chiudere la partita con Fini andando al voto.
– Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi – riflette Berlusconi – ed io ho questa chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo sul fatto che la legislatura andrà fino in fondo.


Il premier misura i toni anche quando si parla di Gianfranco Fini. Nessun attacco anzi la certezza sulla ‘’lealtà al governo di chi ha seguito il presidente della Camera’’. Un sostegno al governo che il premier intende testare proprio sui cinque punti si cui ha ottenuto la fiducia. Oggi il Cdm varerà l’ultimo decreto sul federalismo fiscale, ma la vera partita con Futuro e Libertà si giocherà sulla riforma della giustizia che, secondo la scaletta presentata dallo stesso Cavaliere approderà nel secondo consiglio dei ministri, tra due settimane.