Saranno concretizzati i propositi espressi?

CARACAS – La presidente dell’Associazione degli Abruzzesi e molisani nel mondo, Tina di Battista, considera che la riunione di ieri è stata un importante passo nell’avvicinamento dell’Italia alla nostra comunità:
“Il ministro si è dimostrato sensibile e ricettivo dinanzi ai problemi degli italo-venezolani ed aperto a fare il possibile per intercedere dinanzi al presidente Chávez”.


In sintonia con di Battista, la scrittrice Marisa Vannini pone però l’accento sulle discriminazioni che soffrono i giovani italo-venezolani che non sono in possesso della cittadinanza italiana:
“Questo può succedere perché sono nati nel momento in cui il genitore aveva dovuto rinunciare alla cittadinanza. Adesso quindi questi figli di emigrati italiani non hanno accesso alle facilitazioni e benefici disposti dal governo italiano”.


Anche secondo il presidente della Casa d’Italia di Maracay Mariano Palazzo, deputato a chiedere tutela in un caso specifico di esproprio, l’incontro con Frattini è stato positivo:
“È stata una riunione più che altro informativa e un’occasione per far presente l’espropriazione della ‘Beneficiadora industrial Guigue’ della famiglia Santone”.


Giorgio Mazzucchelli, il presidente della A.C. Cristoforo Colombo, ha invece voluto criticare l’impostazione del rapporto fra il governo e la collettività. Ha spiegato questo concetto con un semplice gesto: la consegna a Frattini di una pagina della ‘Voce’ del 2004 in cui si annuncia l’apertura di un sito internet che avrebbe dovuto facilitare la comunicazione fra gli italiani del Venezuela e la Farnesina.


Dopo aver sottolineato che la visita del ministro rappresenta sicuramente una legittimazione della funzione degli italiani all’estero, Michele Coletta, membro del Cgie, ha affermato:
“A volte vi è stata divaricazione tra le parole ed i fatti. Speriamo che questo non riaccadi”.


Ha chiesto inoltre il ripristino dei fondi per i giornali all’estero che “sono i veri difensori della Collettività”.
Anche Rosita di Geronimo, membro del Comites e della Fondazione Oasis, si è chiesta se i discorsi di ieri verranno concretizzati ed ha portato come esempio il progetto dell’ospedale degli italiani mai costruito:
“I fondi erano stati canalizzati e vi era l’ok di Chávez e dell’allora ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia, ma al momento di costruire gli italiani si sono tirati indietro”.


Il presidente dell’Agiv Jhonny Margiotta spera che questa volta le richieste dei ragazzi italo-venezolani vengano accolte. Già durante la conferenza dei Giovani a Roma nel 2008 aveva incontrato il ministro degli Esteri ed espresso le sue preoccupazioni.


“Molti ragazzi italo-venezolani hanno il desiderio di emigrare in Italia, per questo chiediamo al governo di facilitare l’assegnazione di borse di studio, avviare la procedura per il riconoscimento dei titoli di studio e principalmente non essere riluttanti a concedere la cittadinanza ai discendenti fino alla quarta generazione. Spesso il governo su questo tema fa orecchie da mercante”.


C’è chi, invece di fare richieste, si pone la domanda dello scopo al di là delle apparenze di questa riunione.
Dal canto suo, il presidente della Casa d’Italia Franco Lualdi ha ricordato che è mancato fra gli argomenti il problema dei numerosi anziani italiani che non hanno nessuno.
“Ci sono tante persone della terza età che hanno lavorato tutta la vita ma oggi non hanno abbastanza risorse per mantenersi né per pagare l’ospizio”.

SCOTTI E CASTELLI

Soddisfatti del lavoro fatto

CARACAS – Abiti blu, visi seri ma anche qualche sorriso, parole pronunciate sottovoce ed il parlottio confuso e indecifrabile che le porte chiuse delle sale non riescono a contenere. Nei corridoi dell’austero Hotel Melia c’è un insolito viavai di gente. Non sono gli ospiti di sempre, ma funzionari, operatori economici, dirigenti delle grandi aziende, polizia e guardie del corpo.

Mentre in una delle sale al secondo piano il ministro degli Esteri, Franco Frattini, incontra gli esponenti della nostra collettività – una cinquantina contando anche chi è stato invitato ma non è presente – poco più in là c’è chi lavora alla stesura dei documenti finali. Ormai mancano poche ore alla firma ufficiale degli accordi; firma a carico dei ministri Franco Frattini e Nicolàs Maduro.

E, proprio nei corridoi dell’Hotel, durante una breve pausa dei lavori, incontriamo i sottosegretari Vincenzo Scotti e Roberto Castelli.

– Come accade sempre in ogni negoziato – spiega il sottosegretario Scotti, che si è speso per la buona riuscita dell’incontro del Consiglio Italo-Venezolano – il rush finale, quando bisogna mettere nero su bianco, è il più difficile. Gli accordi sono tanti, vanno da quelli di carattere economico a quelli invece infrastrutturali; dalla cultura e la cooperazione scientifica al turismo e l’energia. Sono tante le materie sulle quali si sta lavorando…

Il sottosegretario Scotti, con evidente soddisfazione, fa anche riferimento al pagamento degli arretrati, dei debiti accumulati dal Venezuela, alle aziende italiane. Ci dice che una parte era stata già sbloccata di recente mentre, ora, si discute sulle riscossioni per il futuro. Spiega:
– E’ in analisi un meccanismo di finanziamento che consenta di realizzare un programma di infrastrutture consistenti in Venezuela

– Le aziende piccole risentono della carenza di un flusso di valuta che permetta loro di acquistare all’estero materia prima, senza la quale sono destinate a chiudere. E’ stato affrontato l’argomento?

– Se ne è discusso a lungo – sottolinea –. Era uno degli argomenti centrali; uno dei punti cardini del negoziato. Si studia come alcuni impegni possano essere formalizzati in questa sede. Comunque, è stato accettato che ci sia un esame caso per caso.

Per quel che riguarda la garanzia della proprietà il sottosegretario assicura che anche questo è stato argomento di dibattito.

– E’ stato un aspetto rilevante dei negoziati, con un importante contenuto politico – ci spiega.
Dal canto suo, il sottosegretario Castelli assicura che nel tavolo di lavoro riservato all’infrastruttura si è lavorato in grande armonia. Sottolinea che non “ci sono state difficoltà”

– Quali sono stati, a suo giudizio, gli aspetti più complessi dei negoziati?

– Più che difficili o complessi – ci corregge –, direi interessanti. Le aziende italiane hanno la possibilità di partecipare come protagoniste al grande programma di infrastrutturazione del Venezuela. Questo è il tema di cui ci stiamo occupando. Le autorità venezolane stanno progettando questo grande piano di infrastrutture e le assicuro che noi abbiamo non solo la volontà ma anche l’impegno di affiancarle nelle operazioni. Noi pensiamo che l’Italia ne abbia la capacità tecnologica. E poi, ci aiutano l’amicizia tra i due Paesi e l’affinità culturale.
Fa notare che le aziende italiane lavorano nel paese da più di 30 anni.

-In termini concreti, di quanto stiamo parlando? Quale sarà l’ammontare dei lavori?

– Si sta parlando di circa 120 miliardi di dollari – ci dice -. Quindi una cifra veramente interessante. E’ chiaro che quando si parla di grandi opere e di grandi imprese ci sono difficoltà. Ma – aggiunge sorridendo – se fosse molto facile tutti sarebbero capaci di farle. Al momento sono veramente soddisfatto.

Un argomento che non poteva assolutamente essere ignorato è quello che interessa la manovra economica in Italia, una manovra che richiederà tanti sacrifici agli italiani.

– Il dato di fatto che registriamo – afferma il sottosegretario Castelli – è che c’è una grande crisi mondiale. Quindi, i governi più responsabili devono adeguare i loro bilanci alle nuove realtà. Questo significa che tutti dobbiamo spendere un po’ meno. Ed è quello che il governo sta facendo. I tagli sono per limitare, contenere le spese.

Spiega che se l’economia arretra “tutti dobbiamo fare un passo indietro”. L’alternativa è il default ed è ovvio che a nessuno piaccia.

– Approvo la manovra – aggiunge per concludere -. Sono d’accordo con i provvedimenti decisi dal Governo. Questi comportano un sacrificio anche personale. Sono un deputato ed il mio stipendio subirà una riduzione. Credo, anzi, sono convinto che l’esempio deve venire dalla classe dirigente.

PIRELLI VENEZUELA

I problemi degli industriali

CARACAS – Le aziende italiane sono preoccupate per il funzionamento del meccanismo di cambio di bolívares in dollari attraverso Cadivi, ma riconoscono la buona volontà del governo italiano e venezolano per migliorare la situazione attuale. Così ha affermato ieri il direttore di Pirelli Venezuela C.A., Vicente Marino, poco prima della riunione con il ministro Frattini nell’hotel Meliá di Caracas.

“Tutte le aziende in Venezuela hanno i nostri problemi – ha detto Marino -. Si vive nell’incertezza di ottenere i dollari per acquistare i prodotti importati e non si riesce a capire il valore del tasso di cambio del dollaro per compilare il bilancio”.

Il manager della sede in Venezuela di una delle cinque più grandi imprese di pneumatici nel mondo che in questo paese ha 20 anni di storia e 900 impiegati ha aggiunto:
“I ritardi nei pagamenti di Cadivi sono molto dannosi per l’economia. I fornitori all’estero infatti speculano sui prezzi di vendita in Venezuela e giustificano questa pratica sostenendo che concedono in realtà dei finanziamenti alle aziende per causa dei ritardi di Cadivi. Ciò genera una diminuzione dei redditi d’impresa, un aumento dei prezzi dei prodotti venduti e quindi inflazione”.

“L’accordo di ieri fra governo italiano e venezolano – conclude – è sicuramente un passo avanti per tutte le ditte italiane in Venezuela”

B.M.E.