A giugno forse si svela il mistero

CARACAS – Bisognerà aspettare ancora fino a metà giugno per svelare il mistero di Los Roques. Dov’è finito l’aereo con a bordo 8 italiani, uno svizzero e cinque venezolani scomparso nel nulla il 4 gennaio del 2008?
Manca poco adesso. Le indagini dovrebbero infatti ricominciare il 21 maggio. Questa volta si scandaglierà fino a una profondità di 1.800 metri, quando in precedenza si era arrivato fino a 600 metri.

Martedì il procuratore che segue il caso, José Gregorio Morales ha ricevuto nel suo ufficio a Caracas l’ammiraglio Giovanni Vitaloni, il comandante Amitrano e il capitano Lamberti, inviati dalla Farnesina, il presidente dell’Inac José Luís Martínez, il padre di una delle vittime venezolane Manuel Alcalà con il suo legale e il presidente dell’impresa Andi latinoamerica Inc Hugo Marino che si incarica di svolgere le perlustrazioni del fondale.

Sempre martedì i delegati italiani hanno incontrato i rappresentanti dell’Inac (Istituto nazionale di aviazione civile) per definire i dettagli tecnici della prossima missione.
Affinché potessero riprendere le dispendiose ricerche era necessario lo stanziamento di nuovi fondi da parte del governo italiano e venezolano. A novembre dell’anno scorso erano stati stanziati dall’Italia con decreto legge due milioni di euro e a marzo il governo venezolano aveva approvato la copertura della metà del costo delle indagini, ulteriori 2.303.250 dollari che si aggiungono ai cinque milioni di dollari spesi nelle passate ricerche.

I fondi venezolani sono già disponibili mentre per quelli italiani è in corso il procedimento burocratico necessario per il trasferimento.
“Speriamo terminare le indagini a metà giugno – ha detto alla ‘Voce’ Vitaloni -. Da quando il Venezuela ha autorizzato la spesa per le nuove ricerche, è iniziato il complesso lavoro di organizzazione delle perlustrazioni in quella zona – ad est della barriera corallina dell’arcipelago – che implicano l’utilizzo di equipaggiamenti sofisticati”.

La ditta infatti che svolgerà le ricerche, rappresentata da Hugo Marino, è la statunitense C&C Technologies.
“La nave è già partita – spiega Manuel Alcalà sperando che questa volta si arrivi alla verità –, si trova adesso nel golfo del Messico, dovrebbe arrivare sull’isola di Curaçao per rifornirsi e poi salpare verso Los Roques”.
Fin dall’inizio Alcalà, padre della vittima Patricia Alcalá e suocero dello svizzero Alexander Niermann, si è battuto affinché si facesse luce sulla tragedia. Ha partecipato insieme ai familiari italiani alla riunione dell’anno scorso presso la Farnesina ed ha battuto alla porta del governo svizzero affinché contribuisse alle spese di ricerca. Ma la repubblica elvetica ha risposto no. Poi conclude:
“Speriamo quindi che i fondi italiani siano disponibili il prima possibile”.
L’Ambasciata d’Italia a Caracas ha confermato che si sta adoperando affinché le ricerche inizino al più presto.
Dopo una lunga ricerca costata al governo venezolano 5 milioni di dollari, la storia del bimotore Transaven LET – 410 rimane oggi, alla vigilia delle nuove indagini, ancora un mistero.

Ormai più di due anni fa, l’aeromobile con targa YV-2081 segnalò un guasto ad entrambi i motori, tentò un ammaraggio e scomparve nelle acque dei Caraibi. A bordo vi erano oltre ai cinque venezolani e lo svizzero, otto italiani (Stefano Fragione, Fabiola Napoli, Paolo Durante, Bruna Guerrieri, le figlie Sofia ed Emma, Rita Calanni e Annalisa Montanari). Le prossime pelustrazioni costeranno ulteriori 4.606.500 dollari. Ma chi c’era in realtà a bordo di quest’aereo?