Nell’inferno di Calabozo

CARACAS – Il signor Gaetano Festa, cittadino italiano, è stato ucciso da due ladri in casa sua. Il fatto è avvenuto domenica notte a Calabozo, nello stato Guarico. L’episodio ci è stato segnalato da una e-mail inviataci da un nostro lettore, dove viene descritto un quadro impressionante della situazione in quella città: “Non sono trascorsi quindici giorni dalla liberazione del bambino italo-venezolano Robert Ciavetta – ci ha scritto il signor Melchor V. Caraballo, “marito di una italo-venezolana e padre di tre italo-venezolani” – che una volta ancora la nostra comunità ha dovuto piangere il vile assassinio del signor Festa”. La notizia è stata confermata dal figlio Angelo ieri, giorno dei funerali. Suo padre, ha raccontato Angelo, era in casa, quando si sono presentati due uomini che, in un tentativo di rapina, l’hanno ucciso con un colpo d’arma da fuoco, dandosi poi alla fuga senza rubare nulla. Nato 73 anni fa a Cerreto Sannita (Benevento), il signor Festa era giunto in Venezuela quando aveva appena due anni, nel 1935. Si è dedicato all’agricoltura, e lascia una numerosa famiglia – dieci figli – di cui uno, Alfonso, ha il doppio passaporto italo-venezolano.


La lettera del signor Caraballo è un vero e proprio grido di aiuto da una terra dove vivere sembra diventato impossibile, come attesta l’elenco di delitti di cui è stata vittima la comunità italo-venezolana negli ultimi due anni. Una situazione insostenibile per un padre di famiglia, qual è il signor Caraballo, che si rivolge quindi alle autorità italiane chiedendo loro: cosa aspettano a venirci incontro, noi italo-venezolani ormai ostaggio della paura e di leggi che ci impediscono di poter portare i nostri beni altrove, per costruirci un’altra vita in un posto più vivibile di quanto non sia il pericolosissimo interno del Venezuela?


Il signor Caraballo scrive di “frequenti attacchi, aggressioni e furti in negozi e case di italo-venezolani”; racconta di una decina di famiglie che pagano un milione, un milione e mezzo di bolivares al giorno contro la promessa di non essere vittime di sequestri di persona; e indica alcuni casi verificatasi negli ultimi due anni nella sola Calabozo: “Hanno ucciso il signor Donato Firmani, in un tentativo di sequestro è rimasto ucciso il signor Jhony Firmani, in un altro tentativo di sequestro hanno sparato sull’auto del signor Ciro Viscariello, hanno ucciso nelle sue terre il signor Giuseppe Segura, hanno tentato di sequestrare, ferendolo gravemente, il signor Ricardo Basegio, infine hanno tentato di sequestrare la signorina Carla Bucciarelli”.


Ecco dunque l’appello alle autorità italiane: “Che aspettano, specialmente i consolati, per prendersi cura dei loro connazionali radicati in Venezuela? Non si rendono conto del grado di insicurezza che c’è in questo paese, non si rendono conto che il controllo del cambio e le restrizioni alla proprietà ci impediscono di trasferirci in Italia con i nostri averi? Non è forse il momento giusto per alleggerire la burocrazia nelle pratiche consolari? Non è forse il momento giusto per dare credito a lunga scadenza a coloro che vogliono tornare in Italia in cerca di maggior sicurezza personale? Non è forse il momento giusto – conclude la lettera – perché in Italia si rendano conto di quello che stanno sopportando gli italo-venezolani in Venezuela?”.