Una ‘Little Italy’ nera


Detroit L’ idea sarebbe creare un quartiere afro-americano seguendo l’esempio delle Little Italy nate in diverse città americane. Il progetto si chiama African Town ed è una iniziativa del consiglio della città di Detroit, nel Michigan, che destinerebbe 30 milioni di dollari all’ anno a sviluppare un quartiere esclusivo per imprenditori afro-americani.


Con sette voti favorevoli e due contrari, i consiglieri di Detroit hanno deciso, recentemente, che soltanto uomini d’affari e investitori della comunità afro-americana potranno partecipare all’iniziativa per ricevere presititi da parte dell’amministrazione cittadina.


La versione nera di Little Italy è nata in seguito alle conclusioni del rapporto sulla disuagaglianza economica degli afro-americani, «A Powernomics Economic Development Plan for Detroit’s Under-Served Majority Population», commissionato dal Consiglio della città per un costo di 112.000 dollari.


Così è nato Africa Town , un progetto che nonostante la sua nobile intenzione di trasformare agli afro-americani in uomini e donne di affari, di successo, ha scatenato il conflitto per l’uso di fondi governativi destinati a questa fetta di popolazione.


Gli afro-americani sono nati qui, non come gli italiani che sono emigrati negli Stati Uniti. Gli italiani sanno di lavoro duro, così hanno successo in America: con innovazione e fatica. Non hanno ricevuto nessuno aiuto governativo – dice Leon Radomile , scrittore italo-americano negli Stati Uniti, autore di Heritage Italian-American Style, premiato nel 2003 con il Best Fact Book Award, prima generazione di italiani originari dell’Abruzzo e dell’isola di Salina nelle Eolie.


Anche funzionari governativi di Detroit hanno espresso la loro obbiezione. Il sindaco della città, Kwame Kilpatrick, si è tenuto fuori da decisioni in merito e il direttore del U.S. Department of Housing and Urban Development, a Detroit, ha mandato una lettera al Presidente del Consiglio municipale, Maryann Mahaffey, avvertendo che fondi federali non potevano essere destinati a progetti creati specificamente per una razza, anche se rappresenta la maggioranza della popolazione in città.


Secondo statistiche ufficiali, la comunità afro-americana rappresenta l’83 per cento della popolazione della città, il 26 per cento della quale vivrebbe sotto la soglia di povertà . E’ proprio a questa, la «maggioranza della popolazione ‘sotto servita’» , che il rapporto si riferisce e che è avvantaggiata rispetto ad altre minoranze etniche a Detroit.


Gli Stati Uniti sono un mosaico dove ogni comunità rappresenta il proprio interesse. Quando gli italiani si riuniscono è per fare sentir la loro voce e il loro potere. Così hanno fatto gli afro-americani. C’è un conflitto sul progetto African Town, ma è stato creato con un processo democratico. Gli italiani non sono rappresentati come dovrebbero. Non hanno mai partecipato . Non hanno una voce e negli Stati Uniti, se non voti, non conti – dice Domenico Mancini, editore de «Il Giornale Italiano», quotidiano pubblicato a Detroit.


Egli, anche membro del COMITES (Comitato degli Italiani all’Estero) riconosce la mancanza di iniziative della comunità italiana a Detroit, al punto che non c’è una Little Italy, mentre i greci e i latino-americani hanno i loro quartieri.


Quando un turista vuole assaggiare il cibo greco va al Greek Town o quando vuole assaggiare piatti latini va al Latino Town. Gli afro-americani stanno facendo proprio lo stesso. Little Italy non esiste perché gli italiani si sono allontanati nelle periferie dopo il movimento dei diritti civili degli anni ‘60 , ma stiamo pensando di crearla. Diventerebbe, però, un quartiere commerciale, come fanno i greci e i latinos -, aggiunge.


Così Detroit recupererebbe la sua Little Italy, seguendo la tradizione dei primi quartieri italiani creati a New York alla metà del secolo XIX con la prima ondata di emigranti europei in America, diventati adesso ispirazione per il nuovo quartiere africano. Little Italy, però, intorno al 1850, è sorta spontaneamente per iniziativa dei nuovi arrivati e senza il sostegno economico delle autorità.


C’è una fragile linea fra il razzismo e il rimedio che provoca African Town nella multiculturale Detroit. Per i suoi difensori questo progetto rappresenta «una maniera di aiutare un gruppo che è stato ignorato economicamente per molto tempo «, come segnala il rapporto. Per quelli che lo mettono in dubbio, una disparità.