Regionali: scoperte 860 firme false nel Lazio


ROMA – Sono 860 le firme false o non corrispondenti a documenti di identificazione «consacrate in verbali» dalla Corte di appello di Roma. Ma, stando al verbale di notifica dell’esclusione della lista Alternativa Sociale dalla partecipazione alle elezioni regionali nel Lazio, le firme irregolari sono molte, molte di più.


Lo si legge nella stessa notifica, trasmessa dalla Corte d’appello, che constata come, considerando le 860 firme false «deve essere revocata l’ammissione della lista in esame anche sottacendo le ulteriori numerose duplicazioni rilevate».


Duplicazioni e irregolarità che la Corte d’appello non può svelare perchè, come viene sottolineato in un altro punto del verbale di notifica, «restano coperte da segreto istruttorio», in quanto relative all’indagine aperta dalla procura della Repubblica di Roma venerdì scorso.


Proprio alla Procura la Corte d’appello si era rivolta lo scorso 11 marzo per entrare a conoscenza della documentazione in possesso dei magistrati i quali avevano ricevuto un esposto contenente 1300 presunte firme irregolari. Documentazione giudiziaria che il procuratore della Repubblica, finiti gli accertamenti, ha messo a disposizione dei magistrati della Corte d’appello. I quali, anche in base a queste risultanze ora sotto segreto istruttorio, hanno deciso di escludere Alternativa Sociale dalla competizione elettorale.


Di tutta la vicenda delle firme irregolari, che ha preso il via il 7 marzo con la scoperta di 72 firme irregolari alle quali si sono aggiunti successivamente altre 772 nominativi sospetti, l’Ufficio centrale regionale presso la Corte d’appello di Roma aveva avvisato, atto dovuto in quanto autorità preposte al regolare svolgimento delle elezioni, il ministero dell’Interno e la stessa Regione Lazio, per chiedere «quali determinazioni intendessero prendere in pendenza delle indagini della magistratura». Sempre dal verbale di notifica si apprende che il ministero dell’Interno con una lettera aveva evidenziato ai magistrati della Corte d’appello «la possibilità di assumere provvedimenti in sede di autotutela fermo restando l’impossibilità di rinvio delle elezioni in attesa dell’esito delle indagini della magistratura». Provvedimenti di autotutela che successivamente sono stati presi dopo che le verifiche avevano tolto alla lista di Alessandra Mussolini il numero di sottoscrizioni valide per poter rimanere legalmente nella competizione elettorale.