È senza dubbio significativo che un ministro degli Esteri, all’assumere il suo incarico, invii anche un saluto agli italiani all’estero. Un segnale confortante che accende le speranze. Forse si incomincia a forare la nebbia dell’indifferenza nella quale, per anni, è rimasto immerso l’universo di chi, lontano dall’Italia, ha costruito piccoli mondi, piattaforme sulle quali ha viaggiato il made in Italy fin negli angoli più reconditi del pianeta. Per quanto riguarda noi, italiani del Venezuela, alle speranze di tutti ne aggiungiamo altre. Ci auguriamo, per esempio, che nell’agenda che segnerà il lavoro del ministro Fini appaia anche il nome Venezuela. Un nome tristemente dimenticato anche in momenti in cui da più parti e con voci diverse giungeva all’Italia la richiesta di un gesto, una parola di solidarietà. Ricordiamo l’amarezza di non appartenere al gruppo dei Paesi Amici in una delle congiunture più critiche per questo paese. O la delusione per la mancanza di sostegno nelle giornate in cui l’asprezza dello scontro politico macchiava di sangue le strade e riempiva di paura le case degli italo-venezuelani.
Il messaggio che inviava l’Italia era: state attenti, non partecipate. Un messaggio che mostrava scarsa conoscenza di una collettività perfettamente integrata, una collettività che ha scelto la partecipazione perchè in questo paese vuole continuare a vivere e per questo paese sa di dover lottare. Nessuno chiedeva all’Italia di prendere posizione per uno o l’altro schieramento. Si sollecitava unicamente un gesto, una dichiarazione per far capire agli italiani del Venezuela che non erano soli. Non è arrivato.
Non è mancato il sostegno, senza dubbio dovuto, alle nostre multinazionali. Misero, al confronto, quello dato alle ditte costruite con anni e anni di lavoro dai nostri emigranti. Centinaia e centinaia di nostri piccoli imprenditori, strozzati dalla crisi, hanno dovuto chiudere battenti. Gli altri solo ora, con difficoltà, incominciano a sperare in una ripresa. Cresce, intanto, la fascia dei bisognosi, per i quali, inutilmente, si chiede un aiuto più consono alle loro esigenze. Da personalità di governo poche, sporadiche visite, piene di belle parole che si sono dileguate nel nulla. Nonostante le agende, accuratamente preparate, prima Gustavo Selva e poi Adolfo Urso hanno cancellato all’ultimo minuto viaggi che avevano creato positive aspettative.
Se è vero che per lei, ministro Fini, e per il suo Governo è importante il “rafforzamento dei legami tra gli italiani nel mondo ed una Patria a cui essi hanno dato tanto” speriamo che ricordi che in America Latina c’è anche il Venezuela.