Tragedia sfiorata a Lampedusa, in 527 fiscono in mare

AGRIGENTO – Tragedia sfiorata ieri alle prime ore del mattino a Lampedusa, dove grazie all’intervento dei soccorritori sono stati portati in salvo circa 527 profughi che si trovavano a bordo di una carretta del mare rimasta incastrata tra gli scogli.


E’ ancora buio a Lampedusa quando, poco prima delle 4 di notte, si sentono delle grida provenire da Cala Francese, alle spalle del porto commerciale. Sono le richieste di aiuto delle centinaia di profughi stipati su un barcone in legno. Poco prima di entrare in porto, dove il barcone era già atteso dagli uomini della Guardia costiera, di Finanza e Polizia, la carretta del mare ha rotto il timone e ha proseguito il suo viaggio verso Cala Francese, ai piedi del monumento dedicato ai tanti migranti morti in mare. Così, in pochi secondi, l’imbarcazione è rimasta incastrata tra gli scogli con il mare molto mosso, rischiando di capovolgersi da un momento all’altro.


Immediatamente i soccorritori sono arrivati sul posto. Centinaia di profughi, tra cui donne e bambini, attaccati al barcone, erano pronti a gettarsi in acqua. ‘’Servono luci, fari, presto!’’, inizia a sgolarsi un finanziere. Alcuni profughi sono già in acqua e rischiano di annegare. Gli uomini della Guardia di Finanza si organizzano e mentre due di loro raggiungono la barca, mettendo a rischio la propria vita, altri organizzano una sorta di catena umana con una cima. Ma è buio e non si vede nulla. La barca ondeggia più volte. Una donna cade in acqua e viene tratta in salvo dopo pochi istanti, ma appena arriva sugli scogli inizia a chiedere del suo bambino di quattro mesi. Tutti urlano, cercano di dare una mano per salvare il piccolo che alla fine viene restituito sano e salvo alla mamma. Molti profughi riescono a risalire sugli scogli grazie alla catena umana, ma a causa del buio cadono e qualcuno si ritrova con la faccia contusa, un altro si ferisce a una gamba. I soccorritori si gettano in mare per portare in salvo donne e bambini. Sono quasi le 5 del mattino, ma è ancora buio. Nel frattempo sono arrivate due motovedette di Guardia costiera e Guardia di Finanza che illuminano il barcone. Ma non basta. La luce è troppo fioca. Due barchette e un gommone fanno su e giù dalla carretta: tra loro anche pescatori lampedusani arrivati appena è scattato l’allarme.


Il barcone ondeggia. I profughi che riescono ad arrivare sugli scogli vengono soccorsi con coperte termiche. Sono già le cinque e mezza e sta albeggiando, quando tocca ai finanzieri e alla Guardia costiera risalire sugli scogli per mettersi al riparo. I profughi salgono sui pullman della ‘Lampedusaccoglienza’.


Quando tutto sembra finito, si scopre che su un’ambulanza ci sono 4 bambini senza genitori. I piccoli vengono portati all’Area marina protetta. Qui le mamme, terrorizzate, riabbracciano i loro figli. Mentre 24 donne in stato di gravidanza sono state ricoverate al Poliambulatorio di Lampedusa, per tre di loro è stato deciso il trasferimento in elisoccorso all’ospedale Cervello di Palermo. Trasferiti a Palermo ache tre uomini.
La tragedia, per fortuna, si è soltanto sfiorata. Ma come è potuto accadere? E’ il maggiore Fabrizio Pisanelli, della Guardia di Finanza di Lampedusa a spiegare che una motovedetta delle Fiamme gialle ha raggiunto a una decina di miglia dall’isola la vecchia imbarcazione. ‘’Tre nostri finanzieri esperti sono saliti sul barcone per governarlo fino a Lampedusa. Ma giunti in prossimità del porto si è rotta la catena del timone e la barca è diventata ingovernabile. Il nostro finanziere ha ingranato la marcia integrata per evitare di finire sugli scogli. Ma la barca si è incagliata e il mare agitato ha fatto il resto. L’importante è poter affermare che siamo riusciti a salvare tutti i profughi sulla barca’’.


Poche ore prima della sfiorata tragedia l’ennesimo sbarco. Un barcone, con la bandiera verde del regime di Gheddafi, è approdato poco prima delle due della notte al porto commerciale di Lampedusa con 800 profughi, tra cui 138 donne e 12 bambini.


“Gli ultimi sbarchi a Lampedusa, oltre 1.500, sono tutti profughi non rimpatriabili, partiti dalla Libia a causa della guerra”, ha affermato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. “Il flusso di clandestini dalla Tunisia si è invece praticamente fermato, grazie all’accordo da me firmato i 5 aprile con il governo di Tunisi”.

I SOMMOZZATORI

“Così ci lanciavano i bambini”

LAMPEDUSA – ‘’Quello che non dimenticherò mai sono gli occhi di quei bambini, anche di pochi mesi, che mi venivano lanciati dal barcone che ondeggiava pericolosamente in acqua. Al momento del distacco dalla madre o dal padre iniziavano a gridare e a piangere per la paura’’. Il sottocapo Giuseppe Marotta, 30 anni, è ancora emozionato quando ripensa a quanto vissuto all’alba di ieri, quando si è incagliato il barcone. Insieme con altri 4 sommozzatori della Guardia costiera è stato lui a gestire la situazione nei momenti più pericolosi, quando le centinaia di profughi sono stati presi dal panico e si sono messi tutti su un unico lato della vecchia imbarcazione. Sono stati loro a iniziare la catena umana proseguita con finanzieri, poliziotti, volontari. Lo scenario che si è presentato agli occhi del sottocapo Marotta è stato “apocalittico”, come racconta lo stesso. “C’erano persone ovunque, bambini che gridavano, la gente presa dal panico. Mi sono tuffato in mare con la muta da sub e ho dato una mano per trasferire i profughi sulla terraferma’’.

ANCHE 2 NEONATI

Naufragio in Libia, morti decine di migranti

PALERMO – Decine di morti tra cui anche due neonati. Sarebbero tante le vittime del naufragio di un barcone partito dalla Libia con oltre 600 persone a bordo affondato poco dopo la partenza per l’eccessivo numero di passeggeri.


“I nostri operatori dell’Unchr al centro di accoglienza di Lampedusa hanno saputo da alcuni somali sbarcati la notte scorsa che l’imbarcazione partita subito dopo la loro si sarebbe spezzata vicino alle coste libiche provocando decine di morti”, dice Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.


Secondo quanto appreso dagli operatori umanitari all’interno del centro d’accoglienza dell’isola, il barcone che sarebbe naufragato, ma di cui non c’è ancora una conferma ufficiale, si sarebbe spezzato a causa del carico di oltre 600 persone.


“Tra i morti ci sarebbero anche due neonati – ha spiegato ancora Laura Boldrini – i somali lo hanno appreso telefonicamente dopo il loro arrivo, la notte scorsa, sull’isola di Lampedusa”.
“Eravamo in 300 su un barcone – racconta tra le lacrime Ifrah Fareh Adel, somala di 20 anni, sopravvissuta al naufragio – e siamo partiti dalla Libia, subito dopo c’era un altro barcone con altre centinaia di persone a bordo. Dopo poche ore dalla partenza il nostro barcone si è improvvisamente spezzato – racconta la donna che ha perso il figlio di 4 mesi oltre al giovane marito e a un cugino – forse per il peso eccessivo delle persone non ha retto. Io sono caduta in acqua e insieme a me mio figlio di 4 mesi, mio marito e tanta altra gente. E’ successo tutto proprio vicino al porto di Tripoli”.


All’improvviso, sempre secondo il tragico racconto della donna, il barcone partito immediatamente dopo quello dei 300 poi naufragato, ha soccorso la gente caduta in acqua. “Ma per molti di loro non c’è stato nulla da fare, compreso il mio bambino e mio marito – spiega disperandosi Ifrah- siamo sopravvissuti in pochi. C’erano in acqua tanti altri bambini che sono morti. Una scena raccapricciante”.


“Questo ennesimo incidente in mare conferma come il regime libico sta usando i profughi senza scrupoli”, ha detto Boldrini all’Adnkronos . “Il regime vuole che vengano riempite le barche fino all’inverosimile allo scopo di creare una pressione migratoria nei Paesi di destinazione, cioè l’Italia – ha proseguito la Boldrini – tutto ciò ci conferma che siamo davanti a persone senza scrupoli”.