Amministrative, Milano-choc per il Pdl. Si apre il fronte della Lega

ROMA – I commenti, quelli ufficiali, vengono tutti rinviati a ‘’a risultati definitivi’’. Ma certo, le prime reazioni – una su tutte quella telegrafica di Denis Verdini – lasciano intendere molto bene di quale portata sia lo choc causato dal voto delle amministrative in casa Pdl.

– Avevamo aspettative ben diverse – sibila Verdini che ben comprende come ora la Lega – anch’essa rigorosamente in silenzio – possa alzare la posta in gioco. Milano, Napoli, ma anche altre piccole realtà consegnano una ‘mappatura’ politica assai diversa da quella attesa ad Arcore da Silvio Berlusconi. Nuovi equilibri, o rapporti di forza disattesi, che aprono un nuovo fronte pericoloso per la maggioranza e per il governo: i rapporti tra il premier e il senatur.

I due, ufficialmente, restano in silenzio. Ma l’irritazione, da entrambe le parti trapela con forza. Con il Cavaliere, amareggiato per il risultato che si prospetta a Milano, che addossa una parte delle responsabilità all’atteggiamento dei Lumbard in campagna elettorale. E i leghisti che scaricano sul premier il peso del risultato negativo. Stati d’animo che prevedono una ricucitura difficilissima e dai risultati imprevedibili, non prima di una lunga ‘’decantazione’’.

La ‘pancia’ dei due partiti, intanto, sembra confermare il barometro che segna burrasca: i popoli web del Pdl e della Lega si scambiano, senza troppi complimenti, accuse e invettive. Con ‘spazio azzurro’ che getta anche l’ombra del tradimento di Bossi sul voto di Milano consumato dalle sue truppe nel segreto dell’urna.
Insomma, il ‘’vento del Nord che cambia’’, registrato da Bersani, si è sentito – gelido – anche tra via Bellerio e Arcore. Di segno diametralmente opposto, l’umore in casa Pd.

– Vinciamo noi e perdono loro – sintetizza Pier Luigi Bersani che non fa nemmeno sforzi di fantasia per infiocchettare una vittoria (l’approdo al ballottaggio a Milano) tanto inaspettata quanto pesante. E che rende forse meno amara l’altra grande sorpresa della giornata di ieri: il ballottaggio di Napoli tra Lettieri (Pdl) e De Magistris (Idv) con il candidato del Pd Morcone fermo al palo. Situazioni che portano sugli scudi le ‘terze forze’. I grillini, ad esempio, e il nuovo polo di Casini, Fini e Rutelli. Formazioni che, al di là dei buoni riscontri nelle urne, sono scese in campo con la consapevolezza che avevano comunque poco da dire al primo turno. Ma che molto, invece, potranno fare in vista dei ballottaggi. E lo fa capire bene lo stesso Bersani che, ancora sull’onda dell’entusiasmo per il risultato di Milano, lancia immediato un appello al movimento del comico genovese (a Bologna il giovane Massimo Bugani sfiora un consenso a doppia cifra e a Milano il giovanissimo Mattia Calise da solo fa quasi come tutto il Terzo Polo).

L’altro ago della bilancia, e ben consapevole di esserlo, è il Terzo Polo costituito dall’Udc, Api e Fli. Con Futuro e Libertà che però ancora paga divisioni interne non risolte dal divorzio con il Pdl. I distinguo di Ronchi e Urso – non disponibili a far convergere i propri voti verso candidati del centrosinistra – lasciano capire che per evitare spaccature alla fine la decisione potrebbe essere quella di non decidere lasciando libertà di voto al secondo turno. Ma Fini, Casini e Rutelli, intanto, fanno la voce grossa. E annunciano che ‘’non faremo sconti a nessuno’’. Chiedono, soprattutto, un mea culpa di Berlusconi che ha voluto dare ‘’un’impronta estremista alla campagna elettorale appiattendo il Pdl sulle posizioni leghiste’’ che le urne hanno però condannato.