Pd: in 54 nel Comitato per l’abolizione del ‘fiscal compact’

ROMA  – Cinquantaquattro parlamentari del Pd, alcuni dei quali martedì hanno annunciato un emendamento sulle riforme per eliminare l’obbligo del pareggio di bilancio, hanno aderito al Comitato parlamentare di sostegno al referendum per abrogare la legge attuativa del Fiscal compact, varata nel 2012 sotto il governo Monti. Il termine per raccogliere le 500.000 firme scade il 30 settembre, spiega il presidente del Comitato promotore prof Gustavo Piga, ma grazie al sostegno della Cgil l’obiettivo è a portata.

Il referendum è stato promosso da un gruppo di professori di varia estrazione culturale. Ma concretamente il progetto va avanti, dice Piga, “grazie alla Cgil, che sta facendo un lavoro favoloso”.

–  E’ l’attore principale; ha finanziato il progetto e sta raccogliendo le firme. Stiamo lavorando come matti e siamo molto convinti che ce la faremo.

Ma a smuovere le acque della politica ecco che si è formato un Comitato parlamentare di sostegno al referendum, che annovera 95 senatori e deputati: i 30 parlamentari di Sel, i 10 di Led (usciti da Sel con Gennaro Migliore) e Federico Fautilli di Pi. E rilevante è la partecipazione di 54 esponenti della minoranza bersaniana del Pd, come Stefano Fassina, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre che martedì hanno annunciato l’emendamento al ddl sulle riforme per abrogare il pareggio di bilancio dall’articolo 81 della costituzione; ma anche quasi tutti i senatori che a luglio si sono battuti contro la riforma del Senato ai quali si aggiungono altri bersaniani che invece hanno votato a favore del Ddl del governo (come Maurizio Migliavacca e Miguel Gotor).

Il referendum ovviamente non riguarda l’articolo 81 della Costituzione, bensì la legge attuativa del Fiscal compact (la 243 del 2012) varata sotto il governo Monti.

– Il referendum è ammissibile – spiega Piga – paradossalmente grazie a Mario Monti. Quando ha importato in Italia il Fiscal Compact, per dimostrarsi più realista del re, ha aggiunto alla legge ulteriori clausole non previste dal Fiscal Compact. Il referendum tocca quelle clausole. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Europa e se passa il referendum finalmente si solleverà in Europa il velo sul dibattito proibito, quello sull’austerità.

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