Argentina: Le liste nere di Videla sugli intellettuali

BUENOS AIRES. – Le ‘liste nere’ di intellettuali e artisti stilate dal regime di Videla e nuove carte sul buco nero che inghiottì i desaparecidos. Alla vigilia del trentesimo anniversario del ritorno alla democrazia, il governo argentino ha annunciato la scoperta di circa 1.500 documenti della dittatura militare ritrovati in una cantina della sede dell’Aeronautica e che descrivono uno spaccato della vita istituzionale al più alto livello durante il regime (1976-83). Il ministro della Difesa, Agustin Rossi, ha sottolineato che “è la prima volta che abbiamo accesso a una documentazione che si estende su tutta la durata” della dittatura: l’ultimo presidente militare, Reynaldo Bignone, aveva infatti ordinato la distruzione completa degli archivi prima del ritorno alla democrazia. Fra i documenti si trovano varie “liste nere” di intellettuali e personalità considerate politicamente pericolose e che dovevano dunque essere controllate: fra i molti nomi noti ci sono quelli dello scrittore Julio Cortazar, la cantante Mercedes Sosa, il compositore e pianista di tango Osvaldo Pugliese e attori come Norma Aleandro e Hector Alterio. Rossi ha indicato che gli archivi ritrovati – consegnati al governo dall’attuale comandante dell’Aeronautica, Mario Callejo – illustrano anche “il fondamento dottrinario ed ideologico” del regime, che nel progetto istituzionale dei militari doveva estendersi su vari decenni, con una fase di fondazione, che arrivava fino agli anni ’90, e una seconda fase, detta ‘Nuova Repubblica’, che pensavano di sviluppare fino al 2000. Si tratta di una documentazione di grande valore storico, giacché include circa 200 verbali di riunioni esecutive della Giunta Militare che spaziano dal 24 marzo del 1976, il giorno del golpe contro il governo di Isabel Perón, al 10 dicembre 1983, quando fu consegnato il potere a Raul Alfonsín, primo presidente del ritorno della democrazia. Fra le carte della dittatura si trovano anche vari documenti riferiti alla questione dei “desaparecidos” – le migliaia di persone arrestate al di fuori di ogni controllo legale, spesso eliminate e dichiarate “sparite” – così come “informazione elaborata in base alle richieste di organismi internazionali”, ha spiegato il ministro Rossi, in riferimento in particolare alla visita di una delegazione della Commissione Intermaericana dei Diritti Umani nel 1979. E non poteva mancare l’inevitabile allusione allo scontro del governo di Cristina Fernandez de Kirchner con il Gruppo Clarín: Rossi ha rivelato che negli archivi recuperati ci sono 13 documenti riferiti alla vendita della Papel Prensa – l’unica azienda argentina che produce carta per i giornali e periodici – ceduta nel 1976 ai giornali Clarín, La Nación e La Razón, dalla famiglia Gravier. Tre anni fa il governo Kirchner ha accusato le tre testate – che sono i tre giornali più importanti del Paese – di aver ottenuto il controllo di Papel Prensa dopo che vari membri della famiglia Gravier furono arrestati e torturati dai militari, e Rossi ha spiegato che gli archivi recuperati confermano che “gli arresti dei Gravier erano direttamente legati alla vendita dell’azienda”.

(Javier Fernandez/ANSA)

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