Via libera del Congresso spagnolo alla riforma delle pensioni

Il ministro José Luis Escrivá

MADRID — E ora c’è anche il via libera del Congresso. La riforma delle pensioni lanciata nel mese in corso dal governo spagnolo ha superato la prova del passaggio parlamentare per convalidare il decreto che la contiene: il premier Pedro Sánchez e la sua squadra mettono così a referto uno dei risultati più complessi da raggiungere dell’attuale legislatura, cruciale anche per l’ottenimento dei fondi europei per la ripresa post-Covid. Il testo è stato approvato con 179 voti favorevoli su 344 totali, ma con l’opposizione di Partito Popolare e Ciudadanos, secondo i media iberici. Ora la norma sarà discussa come progetto di legge.

Questo provvedimento completa in realtà una più ampia riforma del sistema pensionistico già intrapresa nel 2021. Il suo principale promotore è il ministro della Previdenza Sociale José Luis Escrivá, reduce da mesi e mesi di negoziati a riguardo con parti sociali e gruppi politici in Spagna, oltre che con emissari di Bruxelles.

“Questa riforma rappresenta un cambiamento assoluto di paradigma non solo in Spagna, ma anche in Europa”, ha detto Escrivá in Aula Escrivá. “Non si introducono tagli di spesa, ma un aumento delle entrate”, ha aggiunto.

La misura, che ha incassato alla fine l’assenso dei principali sindacati, ma non quello degli industriali, contempla diverse modifiche considerate di rilievo: tra queste, l’introduzione di due sistemi paralleli di calcolo dell’importo delle pensioni, pensato per andare incontro a categorie più sfavorite come le lavoratrici, e l’aumento dei contributi che devono essere versati da chi ha stipendi più alti.

Come sottolineato dalla stampa spagnola, nella votazione odierna si sono astenuti 61 deputati, tra questi quelli che rappresentano gli indipendentisti baschi di Eh Bildu e, un po’ a sorpresa, il partito ultraconservatore Vox. Un posizionamento, quest’ultimo, che segna una presa di distanza dal PP.

Il leader di quest’ultima formazione, Alberto Núñez Feijóo, si è invece schierato radicalmente contro la riforma, sostenendo che va contro gli interessi di aziende e lavoratori. D’altro canto, la norma è stata appoggiata da quasi tutti i gruppi parlamentari che a suo tempo avevano reso Sánchez inquilino della Moncloa.

Redazione Madrid

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