Priebke: Neanche il paese natale in Germania vuole le sue spoglie

BERLINO – Le spoglie dell’ex capitano delle Ss Erich Priebke molto probabilmente non torneranno in Germania, come aveva suggerito il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. Hennigsdorf, città natale di Priebke pochi chilometri a nord di Berlino, non vede ragioni formali che possano portare la salma tanto a nord. Mentre per il governo tedesco non spetta certo all’esecutivo decidere dove e come verrà tumulato uno degli autori dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, che il 24 marzo del 1944 costò la vita a 335 persone.
Le richieste per ‘rimpatriare’ Erich Priebke nel suo Paese d’origine si erano fatte pressanti nel fine settimana, dopo che l’amministrazione capitolina si era detta chiaramente indisponibile a dare sepoltura all’uomo che tanto aveva fatto soffrire i figli della città eterna.
– C’é solo una soluzione – aveva avanzato il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, intervistato dall’agenzia Dpa -: stando alla logica dovrebbe tornare nel Paese dov’è nato. E cioè in Germania. Dovrebbe essere seppellito nel suo luogo natale.
Ma dall’amministrazione di Hennigsdorf, interrogata esplicitamente dalla stampa tedesca (che non racconta con particolare interesse la vicenda della morte di Priebke), è arrivato un secco ‘no’. Non per ragioni sostanziali, almeno ufficialmente, ma per questioni formali. Il regolamento cimiteriali prevede la tumulazione solo per i residenti della cittadina del Brandeburgo, poco più di 25mila persone. Oppure per le famiglie originarie del luogo che già abbiano una tomba di famiglia. Nel caso di Priebke non sarebbe soddisfatta nessuna delle due ipotesi.
Alle Fosse Ardeatine Erich Priebke agì “per obbedienza dovuta” verso i suoi superiori: ne è convinto il figlio dell’ex capitano delle SS, Jorge che, in un’intervista, lancia una chiara provocazione, affermando che secondo lui il padre potrebbe essere seppellito “anche in Israele, così sono contenti…”. Provocazione subito rispedita al mittente dallo Stato ebraico:
– Non merita alcun commento – si sono limitate a rispondere fonti del ministero degli Esteri israeliano. Raggiunto telefonicamente dall’Ansa a Bariloche, Jorge, 68 anni, non ha risparmiato gli attacchi.

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