Bolsonaro getta la spugna: “Basta blocchi stradali”

Un'immagine dei blocchi stradali di protesta sciolti dalla polizia a Rio de Janeiro
Un'immagine dei blocchi stradali di protesta sciolti dalla polizia a Rio de Janeiro. EPA/ANDRÉ COELHO

SAN PAOLO. – Jair Bolsonaro getta la spugna. Alla 72ma ora della resistenza sovranista, la tanto temuta Capitol Hill in salsa tropicale non c’è stata. Anzi, il presidente uscente, sempre più isolato, in tarda serata ha ordinato la ritirata. “Liberate le strade”, ha intimato al suo popolo, che da tre giorni bloccava le principali arterie del Paese per protestare contro la proclamazione della vittoria elettorale di Luiz Inácio Lula da Silva.

L’epilogo è arrivato al termine di una giornata caratterizzata da cortei bolsonaristi di fronte alle caserme delle principali città. Ma da Rio a San Paolo, da Fortaleza a Belo Horizonte, i militari non hanno risposto. I portoni sono rimasti chiusi di fronte alla chiamata dei sostenitori di un leader ormai sul viale del tramonto, e alla vigilia dell’avvio della transizione verso la nuova era Lula.

Un nuovo inizio sigillato dal primo incontro, nella capitale, tra Geraldo Alckmin, coordinatore per la squadra di governo che si insedierà dal primo gennaio, e Ciro Nogueira, capo dello staff del presidente uscente. In un video diffuso sui social in tarda serata, Bolsonaro si è presentato in maglietta a maniche corte. Sullo sfondo una parete di legno. Una scenografia scabra e essenziale da Apocalipse Now, probabilmente studiata al tavolino.

“So che siete arrabbiati. Tristi. Che vi aspettavate qualcosa di diverso. Anch’io sono arrabbiato quanto voi. Ma dobbiamo tenere la testa a posto – ha indicato l’ex capitano dell’esercito -. Proteste e manifestazioni sono le benvenute, fanno parte del gioco democratico. Ma la chiusura delle autostrade lede il diritto alla libera circolazione” e “noi siamo sempre stati” nel perimetro della Costituzione. “Dovete rispettare i diritti delle persone che si muovono”.

Circa un’ora prima, un’auto era piombata su uno dei cortei che bloccava l’autostrada Washington Luís, a Mirassol, all’interno dello stato di San Paolo, ferendo 16 persone, tra queste due bambine di 10 e 11 anni. Un segnale folle di un’esasperazione crescente tra i brasiliani, in un Paese dove tutto si muove su gomma. All’indomani, mentre i numeri dei blocchi stradali andavano via via scemando, ad aprire tg e siti dell’informazione online c’erano ormai i titoli sulle grandi manovre del Partito dei lavoratori per assicurare una maggioranza solida all’azione del nuovo governo al Congresso.

Una dimostrazione del desiderio di voltare pagina, con molte formazioni della galassia delle destre entrate di nuovo in Parlamento sulla scia del bolsonarismo ma pronte a saltare sulla barca del presidente eletto. E mentre la Corte dei Conti ha promesso di vigilare i due mesi verso l’insediamento del nuovo esecutivo, la coalizione vincente ha già iniziato a ragionare su emendamenti alle leggi e su una spesa pubblica più ricca per mantenere le promesse della campagna elettorale su un welfare più generoso. La transizione verso la nuova era di Lula, che nel fine settimana sarà accolto da leader alla Cop27 di Sharm El Sheikh, è iniziata.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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