“Sirene e urla”, gli ultimi istanti del Moskva

L'incrociatore russo Moskva colpito da missili ucraini. (Ansalatina)

ROMA.  – “Si inclina, scende, angolo di inclinazione: 30 gradi. Si inclina con due fori di proiettile sotto la linea di galleggiamento”. Il marinaio urla, chiede aiuto, in sottofondo gli acuti delle sirene di allarme. Sono gli ultimi attimi di panico vissuti sull’incrociatore russo Moskva, l’ammiraglia della flotta di Mosca nel Mar Nero, colpito il 14 aprile da due missili ucraini antinave Neptune lanciati da Odessa e poi affondato.

La registrazione audio della richiesta di aiuto, diffusa da Kiev e rimbalzata sui media ucraini e internazionali, dura 43 interminabili secondi. “Non possiamo muoverci, ma cercheremo di salvare l’equipaggio”, grida terrorizzato il marinaio che è riuscito a contattare un rimorchiatore cui chiede aiuto: “Nave di soccorso, nave di soccorso, confermo”, grida ancora il militare spiegando che non c’è propulsione e che è in atto un tentativo di salvare da soli l’equipaggio. Poi la comunicazione si interrompe e il silenzio avvolge la nave. É il cinquantesimo giorno di guerra.

Non si sa quanti siano morti, quanti siano stati portati in salvo. Secondo il ministero della Difesa russo ci sarebbe solo un morto e una trentina di dispersi. Il resto dell’equipaggio – quasi quattrocento persone – sarebbe stato tratto in salvo. Non si sa neppure che cosa sia realmente successo all’ammiraglia della Flotta del mar Nero. Mosca ha sempre smentito che sia stata colpita dai missili ucraini attribuendo l’affondamento all’esplosione dello stock di munizioni che erano a bordo. Così come, secondo fonti americane, l’intelligence statunitense avrebbe fornito a Kiev le coordinate della posizione della nave, ignorando però le intenzioni di colpirla.

Sta di fatto che il colpo per Mosca è stato di quelli che non si dimenticano. Di immagine, innanzitutto. Ma anche di sostanza. Con la Moskva è affondato uno dei simboli del potere militare sovietico prima e russo poi, protagonista dell’annessione della Crimea del 2014 e della guerra di oggi contro l’Ucraina, in funzione del programmato attacco a Odessa dal mare.  Era la terza nave più grande della flotta attiva russa con i suoi 186 metri, 12.500 tonnellate, un valore secondo Forbes di 750 milioni di dollari.

Era stata costruita in Ucraina ai tempi dell’Urss ed era entrata in servizio all’inizio degli anni Ottanta. Rimase gran parte degli anni Novanta in cantiere a Mykolaiv, dove fu rimessa a nuovo per poi passare a servire le mire neo imperiali di Vladimir Putin. Utilizzata nella crisi georgiana del 2008, fu schierata nel conflitto siriano dove ha fornito protezione navale alle truppe russe, per poi passare all’operazione di annessione della Crimea ed essere infine dispiegata al largo di Odessa in vista di quell’offensiva finale contro l’Ucraina che non c’è stata e che sembra ancora lontana.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA).

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