Nascite ai minimi e più matrimoni, popolazione in calo

In una foto d'archivio una mamma con passeggino in piazza San Silvestro, Roma.
In una foto d'archivio una mamma con passeggino in piazza San Silvestro, Roma. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Il Covid allenta la presa sugli Italiani, che tornano a sposarsi e a emigrare, ma pesa ancora sulla mortalità, specie al Sud. Mentre le culle non sono mai state così vuote. La fotografia scattata dall’Istat per il 2021 immortala un Paese in ripresa, anche se continua a scontare problemi strutturali e le ricadute della pandemia.

La nota più dolente sono le nascite scese al minimo storico, sotto quota 400 mila. Sono per l’esattezza 399.400 i bimbi venuti al mondo nel 2021, circa 5 mila in meno del 2020, sebbene la parte finale dell’anno faccia registrare segnali di ripresa della natalità.

Una speranza per il futuro arriva dai matrimoni. Dopo lo stop dovuto ai lockdown (i divieti di feste e spostamenti avevano fatto scendere le nozze a 97 mila nel 2020), l’anno scorso se ne sono celebrati 179 mila. L’allentamento delle restrizioni ha dato nuovo slancio anche alle migrazioni: 286 mila italiani si sono trasferiti all’estero nell’ultimo anno, con un saldo negativo tra arrivi e partenze pari a 157 mila persone. La fuga all’estero è solo uno dei fattori che contribuisce al calo progressivo della popolazione italiana.

Al 1° gennaio 2022 gli italiani sono 58 milioni 983 mila, 250 mila in meno dell’anno precedente. Nell’arco di 8 anni la popolazione è diminuita di 1,36 milioni di persone. Il calo più marcato è Molise, Basilicata e Calabria, che secondo l’Istat sono “sempre più sul procinto di essere coinvolte in una situazione da cui appare difficile poter uscire”.

La crisi demografica d’altro canto prosegue da anni, e la pandemia non ha fatto altro che aggravarla. E’ dal 2006 che in Italia i numeri di nascite e decessi non sono in equilibrio; nel 2021 ci sono stati 7 neonati e 12 morti ogni mille abitanti. A livello complessivo i decessi sono stati 709 mila, il 4,2% in meno rispetto al 2020 su cui si era abbattuta la scure del Covid: l’anno scorso il virus ha fatto 59mila contro le 99mila dell’anno precedente.

Se nel 2020 la pandemia aveva colpito maggiormente il Nord in termini di mortalità diretta e calo dell’aspettativa di vita, nel 2021 l’eccesso di mortalità si è trasferito nel Mezzogiorno, dove la speranza di vita alla nascita scende a 81,3 anni contro una media nazionale di 82,4 anni.

Per l’Istat a incidere, oltre ai tempi di propagazione dell’epidemia (la prima ondata ha colpito soprattutto il Nord), può essere anche il tasso di vaccinazione anti-covid, che al Sud risulta più basso, specialmente in Sicilia. Emblematico il caso della provincia di Agrigento, che ha guadagnato un mese di vita nel 2020 ma ne ha persi 19 nel 2021.

A livello italiano la speranza di vita alla nascita è stimata in 80,1 anni per gli uomini e in 84,7 anni per le donne. Rispetto al 2020, il recupero è quantificabile in 4 mesi di vita in più per gli uomini e in circa 3 per le donne, che non bastano a compensare quanto perso nel primo anno di pandemia. Il miglioramento dell’aspettativa di vita – si legge in uno studio internazionale – interessa quasi tutta l’Europa, ma non gli Stati Uniti.

(di Laura Giannoni/ANSA)

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