Processo all’Italia: nuovo gioco e giovani, la difesa

Il ct Roberto Mancini mentre segue il gioco nella partita Italia-Svizzera giocata all'Olimpico.
Il ct Roberto Mancini mentre segue il gioco della nazionale a bordo campo. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA.  – Tutto da buttare? La tentazione non manca, ma non è detto che una scelta drastica conduca sulla strada giusta, anche perchè le basi per ricostruire e neanche in tempi biblici non mancano, visto che Euro 2024 è dietro l’angolo.

Nel processo al calcio italiano, scatenato dal tonfo Mondiale, sono le risorse oggi a disposizione – il gioco mostrato da Mancini all’Europeo, una nuova generazione di promesse – a snuovere la acque del pessimismo. Dando argomenti a una difesa, che per quanto debole si appella a qualche punto fermo.

Il COMMISSARIO TECNICO:  a cominciare – se dirá sí alla fiducia offerta da Gravina – da una guida come Roberto Mancini, che nel bene e nel male ha il polso della situazione e quindi gli strumenti, tecnici e anche psicologici, per ripartire, dato che il record di imbattibilità e il trionfo di Wembley sono comunque nella storia del calcio azzurro. Poi, per quanto siano fondati gli argomenti dell”accusa’, in Nazionale e nel suo giro c’è un gruppetto di giovani di qualità, anche che magari ieri sera alcuni non erano proprio al meglio, vedi il caso di Barella, assenti, come Chiesa o Spinazzola, o non impiegati.

I GIOCATORI: “Non possiamo dire che l’Italia non abbia giocatori – afferma infatti Dino Zoff -. Quei trenta importante li abbiamo sempre avuti e li ha anche questo gruppo. La rosa è buona ma non nelle migliori condizioni di forma, e ieri si è visto”, afferma il campione del mondo 1982. “Certo, quando ci sono degli ‘stop’ come questo ti devi un po’ guardare intorno e pensare a cosa farai. Mancini deve dimettersi? “Non lo so, dipenderà da lui – prosegue l’ex ct -. Io non voglio buttargli la croce addosso, non sarebbe giusto e non ho voglia di dare questi giudizi”.

Sul fronte panchina, c’è anche il parere dell’ex presidente federale e del Coni Franco Carraro, secondo il quale il primo passo spetta proprio a Mancini: “Deve fare una seria introspezione, capendo se esistono ancora le motivazioni oppure se non ci sono. Se ha la carica giusta  – sottolinea – ha dimostrato di avere tutto per essere il futuro ct della Nazionale, altrimenti deve lasciare”.

IL GIOCO: quello dell’Europeo ha stupito tutti, perché controcorrente rispetto alla tradizine italiana. Un senatore del calcio mondiale come Fabio Capello chiede peró un cambio di rotta:  “Siamo il Paese del passaggio al portiere – lamenta -, un calcio che imita il Guardiola di 15 anni fa, passaggetti laterali, niente verticalità, poca forza, la disabitudine al contrasto  Va bene solo se hai enorme qualità. Invece dovremmo inseguire il modello di Klopp, un calcio alla tedesca…”.

I SEGNALI DALLA A: un esempio di ritorno alla “verticalità” del gioco e al ritmo europeo esiste, in A. E’ l’Atalanta, ricorda sempre Capello, ma anche alcune idee di Italiano alla Fiorentina, del tedesco Blessin col Genoa. Spunti, insomma. Per difendersi, e non solo da rischio di un gol.

I CICLI: se tra i club l’Italia non vince da 12 anni, per la nazionale l’andamento é ciclico. Dopo il titolo del 2006, il flop mondiale del 2010 e la finale europea del 2012; poi di nuovo flop mondiale nel 2014, una lieve risalita con Conte, la batosta di Russia 2018 e la vittoria dell’Europeo 2020. Ora la curva é in discesa, ma stando al trend la risalita é possibile.

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