ROMA. – Un sistema pensionistico che preveda forme di flessibilità in uscita e garantisca un futuro anche ai giovani lavoratori, che affrontano una realtà dal lavoro intermittente. Con due punti fermi: le scelte non dovranno danneggiare i conti pubblici e dovranno essere tali che non ci sia bisogno di ritocchi ogni due tre anni.
Sono questi i temi e le regole di ingaggio del confronto tra Governo e Sindacati per riformare il sistema pensionistico e superare la legge Fornero.
Un primo appuntamento si era tenuto a Palazzo Chigi, subito dopo lo sciopero generale, con il premier Mario Draghi, i ministri competenti e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
Ora invece si entra nel vivo, con un primo vero calcio d’inizio che vedrà al tavolo il ministro del lavoro Andrea Orlando e dell’Economia, Daniele Franco e, sul fronte sindacale, dei segretario di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. La convocazione era attesa e ovviamente viene accolta più che positivamente dai sindacati, anche se certamente – è chiaro a tutti – arriva in un momento di incertezza politica, dovuta alle fibrillazioni per la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
I sindacati arrivano al tavolo con un progetto condiviso. “Il fulcro è la necessità di recuperare sostenibilità sociale, equità e flessibilità, partendo dalla pensione di garanzia per i giovani e dalla tutela delle donne – afferma il segretario della Cisl, Luigi Sbarra che pone tra gli obiettivi quello di estendere il perimetro dei lavori usuranti e gravosi, “confermando in modo strutturale l’Ape sociale”, e di incentivare l’adesione alla previdenza complementare. Ma soprattutto – aggiunge – bisogna concedere “la libertà di uscire dal mondo del lavoro con 62 anni di età o 41 di contributi”.
Il primo appuntamento, come sempre accade, servirà a mettere a punto l’agenda del confronto che ovviamente parte dalla consapevolezza che da inizio gennaio è finita quota 100 e le norme introdotte – da quota 102 all’estensione dell’Ape sociale – valgono per un anno, mentre bisogna evitare cambiamenti continui. Poi, è l’indicazione di Draghi, si può lavorare su qualsiasi modifica purchè non sia messa a repentaglio la sostenibilità delle pensioni nel medio e lungo periodo e all’interno del contesto europeo. Come dire, non si può superare la logica di un sistema contributivo, sfasciando i conti pubblici.
Draghi, nella conferenza stampa di fine anno, ha anche tracciato i quattro filoni su cui sviluppare il confronto: maggiore flessibilità in uscita; un sistema che garantisca un certo livello di pensioni per i giovani e per coloro che hanno un’attività precaria; le iniziative per la previdenza complementare; le misure per evitare che sia punito chi, una volta in pensione, continua a lavorare. Una logica quest’ultima che con l’arrivo più deciso del sistema contributivo non ha più molto senso mantenere limiti e penalizzazioni.
(di Corrado Chiominto/ANSA)