Lagarde: “Improbabile rialzo tassi, l’inflazione calerà”

Christine Lagarde parla dal podio in una conferenza.
Christine Lagarde. (ANSA/AP Photo/Jose Luis Magana)

BRUXELLES.  – Una stretta sulla política monetaria oggi farebbe più male che bene all’Eurozona e non è il momento di cambiare rotta. Nemmeno davanti all’inflazione destinata a restare alta più a lungo del previsto.

A un mese esatto dalla riunione decisiva del Consiglio della Banca centrale europea, la presidente Christine Lagarde ammette che potrebbe essere necessario più tempo di quanto immaginato per spegnere la fiammata dei prezzi. Ma continua a rassicurare sulla loro discesa al di sotto del target del 2% sul medio termine. Circostanza che rende “molto improbabile” un aumento dei tassi di interesse nel 2022.

Anno cruciale per la ripresa che, negli auspici della francese, potrà prendere ritmo e distribuirsi in modo più equo nell’area euro soprattutto se i Paesi correranno nell’implementazione del Next Generation Eu.

Incalzata dai deputati della commissione per gli Affari economici del Parlamento europeo, Lagarde predica la virtù della pazienza davanti al persistere della forza dell’inflazione, arrivata al 4,1% a ottobre in modo “sorprendente”. L’aumento dei prezzi comunque dovrebbe rallentare drasticamente nel 2023, man mano che i costi dell’energia si stabilizzeranno e le interruzioni nelle catene di approvvigionamento su scala globale svaniranno.

Per i primi, ha spiegato Lagarde, sono “gli attuali prezzi dei futures” a indicare “un notevole allentamento nella prima metà del 2022”, mentre le carenze di materie prime e attrezzature dovrebbero persistere “per diversi mesi”, indebolendo però soltanto la prospettiva a breve termine.

Con la Bce che non vede “evidenza” sulla possibilità che il caro energia e i vincoli dell’offerta inneschino una spirale di salari più alti e, di conseguenza, prezzi più alti. Dando forza alla teoria che l’accelerata dell’inflazione sia solo transitoria.

Ne consegue che è “molto improbabile che vengano soddisfatte le condizioni” contemplate da Francoforte per aumentare i tassi di interesse nei mesi a venire. E per il 2023 non è ancora il caso di “avventurarsi” in speculazioni. Anche perché, ha ammonito la francese, “la sfida” pandemica “non è ancora finita” e “un indebito inasprimento delle condizioni di finanziamento non è auspicabile e rappresenterebbe un ingiustificato ostacolo alla ripresa”.

Rassicurazioni che hanno fatto chiudere in positivo la maggioranza delle principali Borse europee. E trovano d’accordo anche il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale la ripresa debe essere “più sostenibile e duratura”. Una visione che implica, “innanzitutto, non passare in maniera repentina e brusca da politiche di supporto a politiche restrittive”.

La linea è però indigesta ai “falchi” della Bce, che proprio mentre Lagarde allontanava l’idea di qualsiasi rialzo dei tassi per il 2022, incassavano il sostegno del numero uno di Deutsche Bank. Nei panni anche di presidente dell’Associazione delle banche tedesche (BdB), Christian Sewing, si è scagliato contro la politica “accomodante” dei bassi tassi di interesse, “la presunta panacea degli anni passati”, colpevole di aver fatto scaturire “effetti collaterali” e a suo dire oggi sempre più vuota di efficacia.

Non solo: che ne dica la Bce, “si stanno tutti preparando affinché gli alti tassi d’inflazione durino più a lungo” e, ha attaccato il tedesco, questo richiede “contromisure il prima possibile”.

Per la parola definitiva bisognerà comunque attendere il 16 dicembre, quando sul tavolo della Bce ci saranno anche le sorti del programma di acquisto di titoli  di Stato per l’emergenza pandemica (Pepp), che dovrebbe concludersi a marzo. Nell’immediato futuro Lagarde ne vede una “opportuna calibrazione”, ma riafferma l’importanza che “la política monetaria sostenga la ripresa”.

(di Valentina Brini/ANSA).

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