Il caro energia tiene sotto scacco la ripresa economica

Pago a un benzinaio in distributore di benzina.

VERONA.  – Il rincaro dell’energia tiene sotto scacco la ripresa economica mentre i Governi spingono sull’acceleratore della crescita dopo la crisi provocata dalla pandemia. In questo scenario si inserisce la transizione verso fonti rinnovabili che “costerà molto denaro” e dovrà essere “ponderata, motivata economicamente e socialmente responsabile”.

Nel Palazzo della Gran Guardia a Verona, in occasione del Forum Economico Eurasiatico, si confrontano esponenti della politica ed i manager delle principali società che operano nel settore del gas e del petrolio. Al centro del dibattito anche il ruolo “centrale” della Russia nello scenario energético mondiale. E questo mentre il presidente Vladimir Putin, in un messaggio ai partecipanti del forum, ribadisce come la “Russia è aperta alla cooperazione costruttiva”.

Guardando ai rincari dell’energia, anche in vista della stagione fredda, i riflettori sono puntati sul gas i cui depositi sono oggi riempiti solo al “75% rispetto al livello storico di 10 anni fa”, spiega Igor Sechin, presidente e amministratore delegato di Rosneft. “Il contesto della crescente domanda – aggiunge – ha portato condizioni per cui il prezzo gas ha superato i 1.300 dollari per mille metro cubo e questo livello dei prezzi minaccia certamente la ripresa económica dell’Europa”.

E la situazione è destinata ad aggravarsi con l’introduzione della carbon tax che produrrà a una “ulteriore crescita prezzi”.  Più ottimista è Leonid Mikhelson, presidente di Novatek, il quale vede dal secondo trimestre una stabilizzazione dei prezzi. Intanto il Qatar, il più grande fornitore di gas naturale liquefatto, sta lavorando per “aumentare la capacità di produzione al 2026”, annuncia Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ministro degli esteri.

Mentre l’Europa fa i conti con bollette energetiche più care, i colossi di gas e petrolio esprimono le loro perplessità sul raggiungimento degli obiettivi della transizione. A dar fuoco alle polveri è Igor Sechin il quale ritiene che entro il 2050 non saranno disponibili nemmeno la metà delle “tecnologie per la transizione e nel contempo si aggrava la concorrenza e l’energia verde è sempre più sovvenzionata”.

Gli fa eco il ministro degli esteri del Qatar che invita tutti ad essere “realistici”. Le stime di emissioni zero al 2050 “non sono realistiche e noi andremo alla conferenza di Glasgow con questa posizione”, conclude Al Thani. Il gas rappresenta il combustibile di transizione ma c’è chi esorta a “cessare investimenti nonostante i prezzi battono tutti i record, con i populisti che esortano all’economia verde”, evidenzia Victor Zubkov, presidente di Gazprom.

Al Forum Eurasiatico tiene banco anche il tema della pandemia che non è un “cigno nero, ma è la conseguenza dell’impatto dell’uomo sull’ambiente: il covid è figlio del neoliberismo”, tuona Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. Gli effetti del covid sulla società sono stati analizzati dal presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, il quale ha ricordato come le diseguaglianze nel modo sono “ormai insostenibili e rischiano di creare conflitti”.

(dell’inviato Massimo Lapenda/ANSA).

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