NYT: E’ finita l’epoca d’oro dei blog WSJ manda a casa i reporter

NEW YORK. – L’epoca d’oro dei blog è finita, almeno al New York Times. E se il più influente quotidiano americano dà il ‘’la’’, c’è da scommettere che altri media seguiranno a ruota. La ‘’Vecchia Signora in grigio’’, com’è soprannominato il giornale newyorkese, continua a evolversi cercando nuovi modi di far soldi, mentre inesorabilmente calano gli introiti pubblicitari. Ma non è solo il Times che sta pagando il prezzo della crisi: al rivale Wall Street Journal è stato avviato un piano di ristrutturazione che manderà a casa giornalisti. E c’è chi parla anche di licenziamenti.

Al Times, lungo la strada di questo processo, stanno facendone le spese parecchi dei ‘’diari online’’ creati una decina di anni fa, quando avere un blog per un quotidiano era il fiore all’occhiello, un ‘’salvacondotto’’ verso il giornalismo del futuro. Primo a sparire è stato Green, il blog sull’ambiente, con una decisione fortemente stigmatizzata dal garante dei lettori, Margaret Sullivan.

‘’Era un contenitore di buona informazione’’, ha scritto la Sullivan sul suo blog, Public Editor, che ancora esiste. All’epoca il direttore esecutivo del New York Times, Dean Baquet, aveva detto alla garante che era in corso un processo di riesame per capire quali blog salvare e quali chiudere. Una questione legata all’esigenza di tenersi al passo con i tempi e amministrare bene le risorse. Alcune scelte adesso sono state fatte: via ‘’Media Decoder’’ e ‘’The Choice’ (seguitissimo e compianto: spiegava le strategie per entrare al college).

Decine di blog restano tuttora in vita ma altri spariranno presto, ha appreso Joe Pompeo di Capital New York: sarà staccata la spina ad esempio a quasi tutti i blog sportivi, che includono ‘’Bats’’ sul baseball, ‘’Straight Set’’ sul tennis, ‘’Slap Shot’’ (hockey), ‘’The Rail’’ (cavalli) e ‘’Off The Dribble’’ (basket).

Ci sono ad oggi nel mondo oltre 150 milioni di ‘’diari on line’’, ma Baquet ha spiegato alla Sullivan che ‘’l’epoca d’oro dei blog è finita’’.
– All’inizio erano proliferati perchè sembrava un modo per far partecipare le redazioni al gioco del Web – ha spiegato il direttore esecutivo-. Ci hanno insegnato un nuovo modo di pensare e un nuovo modo di scrivere. Oggi siamo più maturi: sono le sezioni del giornale adesso che funzionano come i blog.

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