Friuli Venezia Giulia

Il Friuli-Venezia Giulia (Friûl-Vignesie Julie in friulano, Furlanija-Julijska krajina in sloveno, Friaul-Julisch Venetien in tedesco), è una regione a statuto speciale dell’Italia nord-orientale di 1.235.808 abitanti, con capoluogo Trieste. Il Friuli – Venezia Giulia si estende su una superficie di 7.846 km², è formata dalla regione storico-geografica del Friuli che costituisce circa il 96% del territorio e per il rimanente dalla parte di Venezia Giulia rimasta all’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Tuttavia, non si può stabilire una demarcazione precisa tra queste due zone, in quanto per alcuni il confine sarebbe costituito dal fiume Timavo, un fiume in parte sotterraneo, (confini del Friuli storico), mentre per altri, residenti soprattutto nel goriziano, questo passerebbe lungo il fiume Isonzo. Il Friuli-Venezia Giulia conta 155 piccoli comuni pari al 71,1% dei 218 comuni friulani. I residenti nei p.c. sono 288.375, pari al 23,4% della popolazione regionale.

Erto e Casso (PN)
Immersi nella natura e coronati da splendide montagne, sorgono i piccoli abitati di Erto e Casso che per la loro architettura di montagna, così semplice e al contempo straordinaria, sono stati dichiarati “monumento nazionale”.
Il loro tipico aspetto rurale consente di tornare indietro nel tempo riscoprendo vecchie usanze e particolari lavorazioni artigianali che per anni hanno rappresentato la vita di questi paesi. Gerle, setacci, rastrelli… tutto veniva costruito artigianalmente e spesso anche venduto, infatti, qui oltre all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, si praticava il commercio ambulante che impegnava principalmente la donne in lunghi viaggi per il mondo.
Tra i due abitati ci sono notevoli differenze linguistiche: a Erto si parla un dialetto risultante dal ladino dolomitico e il ladino friulano a Casso, invece, un dialetto veneto bellunese, simile al veneto arcaico.
Ma anche se di origini diverse i due paesi possiedono distinti dialetti, credenze e tradizioni, ed entrambi sono stati profondamente segnati dal disastro del Vajont che ne ha cancellato quel particolare stile di vita. Una delle poche cose che però qui non è cambiata, è la tipica atmosfera di montagna, fresca e rilassante che permette di “staccare la spina” concedendo quiete e serenità, circondati da questa fantastica valle ricca di storia, arte e leggende. Dei simpatici folletti abitano infatti i fatati boschi dagli alberi parlanti ben conosciuti e raccontati dal noto scrittore e scultore Mauro Corona. I numerosi percorsi escursionistici offrono inoltre la possibilità di visitare vecchie malghe abbandonate e di scorgere particolari conformazioni rocciose come “Le laste de San Danial” sul monte Borgà.
La storia di questi paesi è veramente affascinante e particolare e, purtroppo, resa terribile da quell’orribile notte del 9 ottobre 1963, evento che non può e non deve essere dimenticato. Nelle strette vie ciottolate, tra le alte case in pietra, bisogna pensare anche a questo e a come qui, dopo il disastro, una nuova realtà e un nuovo paese si siano sostituiti alla serena vita di questa comunità. Ancora oggi lungo le strade sono visibili le fondamenta delle case distrutte dall’onda e la frana domina sovrana vicino alla diga.

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