Autostrade torna pubblica, ok soci Atlantia a Cdp

La sede di ''Autostrade per l'Italia'' a Roma.
La sede di ''Autostrade per l'Italia'' a Roma. (ANSA/FABIO FRUSTACI)

ROMA.  – Atlantia e i Benetton si preparano ad uscire da Autostrade per l’Italia che, dopo 22 anni dalla privatizzazione si avvia a tornare in mano pubblica. L’assemblea degli azionisti di Atlantia, la holding che la controlla, ha infatti dato il via libera alla cessione dell’intera quota dell’88,06% al consorzio guidato da Cdp, controllata dal Tesoro.

La formalizzazione spetta ora al consiglio di amministrazione convocato il 10 giugno, mentre per il signing la data verrà concordata con il consorzio. Una decisione che arriva a 10 mesi e mezzo di distanza dall’accordo con il precedente governo che individuava la soluzione di una Aspi pubblica con l’uscita dei Benetton per “sanare” la ferita del crollo del ponte Morandi. Ma l’operazione non va giù ai familiari delle 43 vittime, che – a quasi tre anni dalla tragedia – attaccano: è come uccidere ancora i nostri cari.

Sul tavolo dell’assemblea degli azionisti di Atlantia (che corre in Borsa e chiude a +2,84%), svoltasi in modalità Covid, un solo punto all’ordine del giorno: la cessione dell’intera partecipazione detenuta dalla società in Aspi al consorcio costituito da Cdp Equity, Blackstone Group International Partners e Macquarie European Infrastructure Fund.

Per poter essere approvata, la proposta aveva bisogno del 50% più uno dei presenti, ma il sì ha ottenuto una ben più ampia maggioranza: dei 1.201 soci presenti (70,39% del capitale sociale),  1.129  (86,86%) hanno detto sì, 60 (12,75%) hanno dato voto contrario e in 12 (0,39%) si sono astenuti.

Un’azionariato quindi tornato compatto dopo la spaccatura del 31 marzo sulla proposta alternativa di scissione, quando solo Edizione, cassaforte dei Benetton (che ha il 30,25% di Atlantia tramite Sintonia), e Fondazione Crt, favorevoli a Cdp, si opposero, facendo naufragare il progetto.

I soci si sono allineati alla posizione del consiglio di amministrazione che nella relazione illustrativa del 30 aprile evidenziava “alcuni miglioramenti” sul fronte del prezzo ma soprattutto constatava come questa offerta fosse di fatto l’unica strada percorribile (l’alternativa, ormai, era solo il contenzioso).

L’offerta del consorzio di Cdp, arrivata il 29 aprile, dopo mesi di trattative non sempre facili, tra bracci di ferro, ipotesi alternative e l’incursione – poi mai formalizzata – della spagnola Acs di Florentino Perez, mette sul piatto 9,1 miliardi per il 100% di Aspi, riconoscendo una ticking fee (la percentuale corrisposta per compensare i flussi di cassa tra la firma di un accordo e il closing) del 2%.

Percentuale che porta la valorizzazione complessiva a circa 9,3 miliardi. Per l’88,06% arriveranno dunque 8 miliardi: soldi che non andranno agli azionisti, ma che resteranno ad Atlantia che, secondo quanto si apprende, potrebbe utilizzare in parte (4,5 miliardi miliardi) per azzerare il proprio debito, e in parte per nuovi investimenti (quasi 5 miliardi se si considera che la società ha già in pancia più di un miliardo di liquidità).

Si oppone a questa vendita il Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, che lo considera un “regalo”: “Evidentemente se si è deciso di pagare tutti questi miliardi ad Atlantia per avere la società autostrade, significa che chi ha deciso di pagarlo ritiene la società adempiente e dal nostro punto di vista con quanto avvenuto avremmo qualche grande dubbio”, afferma la presidente Egle Possetti, augurandosi “un ripensamento”.

Plaude al controllo pubblico invece l’ex ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che con il M5s ha sempre spinto per la revoca della concessione. Si apre un nuovo capitolo, in cui servono “investimenti nella sicurezza”, dice Paita dell’Iv.

“Ora niente più scuse: interventi e indennizzi”, chiede il genovese Rixi della Lega. La nuova fase di Aspi sotto l’ala di Cdp sarà sotto il segno del nuovo a.d. Dario Scannapieco, la cui nomina sarà formalizzata domani dal cda di Cassa.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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