Erdogan cede, in Turchia il lockdown più lungo

il presidente turco Recep Tayyip Erdogan visita Santa Sofia.
il presidente turco Recep Tayyip Erdogan visita Santa Sofia. (EPA/Ufficio Stampa Presidenza Turchia)

ISTANBUL. – Un anno fa, mentre l’Europa si blindava contro il Covid, la Turchia proponeva il suo modelo alternativo: niente restrizioni per le fasce produttive (a casa restavano minori e anziani) e lockdown solo nei festivi. Gli appelli dei sindaci di opposizione – in prima fila quello di Istanbul, Ekrem Imamoglu – rimasero inascoltati.

Ora, il presidente Recep Tayyip Erdogan inverte la rotta e chiude tutto fino a metà maggio, imponendo il lockdown più lungo dall’inizio della pandemia, per cercare di presentarsi alla cruciale stagione del turismo estivo con prospettive di rilancio.

Fino al 17 maggio, quando si concluderanno le festività per il mese sacro islamico di Ramadan, a forte rischio assembramenti, resteranno chiuse tutte le attività non essenziali, mentre anche i supermercati dovranno rispettare orari ridotti. L’obiettivo è far scendere sotto quota 10 mila i contagi quotidiani, che al momento si attestano intorno a 40 mila.

Anche perché la campagna vaccinale, partita a spron battuto a metà gennaio con il siero cinese Coronavac, ha frenato per la mancanza di dosi. Criticità ammesse dallo stesso ministro della Salute, Fahrettin Koca, con conseguenze immediate sui richiami di Pfizer-BioNTech – il secondo siero ottenuto da Ankara -, che slitteranno a 6-8 settimane.

Le difficoltà potrebbero durare fino a giugno, quando entrerà a regime l’accordo appena siglato con la Russia per la fornitura di 50 milioni di vaccini Sputnik V entro fine anno. Finora, la Turchia ha somministrato 22,5 milioni di dosi, di cui 8,9 milioni di richiami.

Ma il lockdown porta con sé anche polemiche politiche. La più dura riguarda lo stop alla vendita di alcolici, che secondo le opposizioni risponde alla volontà di compiacere l’elettorato più conservatore, vista anche la coincidenza con il Ramadan. Una misura che ha già scatenato una rivolta social all’insegna dell’hashatg “Non toccare il mio alcohol”.

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