Pressing sul decreto Sostegni, 12 miliardi per le imprese

Tavoli vuoti di un bar in una via di Torino.
Tavoli vuoti di un bar in una via di Torino. ANSA/TINO ROMANO

ROMA.  – Le nuove chiusure sono scattate, il paese soffre e bisogna fare presto: sale il pressing dei partiti perché arrivi, entro la settimana, il decreto Sostegni, la prima “manovra” del governo Draghi che dovrà distribuire 32 miliardi di nuovi aiuti a imprese, lavoratori e famiglie.

L’impianto generale del decreto è definito ma manca ancora la sintesi politica: un vertice di maggioranza con il premier, forse già nel pomeriggio di domani, e un successivo incontro con i capigruppo dei ministri d’Incà e Franco –  in costante contatto con Draghi – dovrebbero servire a tirare le fila di un testo complesso ma che, di fatto, ricalcherà le misure messe in campo nel primo anno di pandemia per arginare i danni economici del virus.

Il provvedimento dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri venerdì. Ma finora, è la lamentela sottotraccia tra i gruppi della nuova maggioranza, testi e norme ben definite non se ne sono visti. E il diavolo, si sa, si può nascondere nei dettagli di un decreto che si preannuncia più asciutto di certi elaborati nei primi mesi dell’emergenza, ma comunque molto corposo. Tanto che si profilerebbe, ma non ci sono conferme ufficiali, la prima conferenza stampa di Draghi, a un mese circa dall’insediamento, per spiegare questi primi interventi.

Il decreto sarà infatti parte di una strategia in più tappe: a stretto giro, come ha preannunciato il sottosegretario al Mef Claudio Durigon, dovrebbe arrivare anche un “decreto che possa dare vitalità alle imprese per la ripartenza”, che dovrebbe contenere anche il pacchetto ‘salva-imprese’ studiato dal viceministro all’Economia Laura Castelli per rivedere le norme sui fallimenti ed evitare il collasso delle realtà in difficoltà temporanea causa Covid. Seguirà poi un nuovo scostamento da almeno 15-20 miliardi, che la Lega già chiede di 30 e Forza Italia di 35.

Intanto bisogna finire di limare le misure del decreto Sostegni che “si muoverà lungo 5 direttrici”, come spiega Castelli.

L’impianto prevede quindi quasi 12 miliardi per gli indennizzi a fondo perduto alle attività produttive, con un fondo ad hoc per la montagna – che dovrebbe partire da 600 milioni lasciando spazio al Parlamento per aumentarlo – circa 6 miliardi per la sanità di cui 5 per implementare il piano vaccini, e poco meno di 10 miliardi alle misure per famiglia, lavoro, indennità per stagionali e sportivi, Cig (che si accompganerà al blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno per chi ha gli ammortizzatori ordinari e fino a ottobre per tutti gli altri, come ha confermato il ministro Orlando). E ancora Reddito di Cittadinanza e Reddito di Emergenza, Naspi e Fondo occupazione.

Oltre alla replica di strumenti già utilizzati ci saranno delle novità, come i nuovi criteri per il Rem o la sola sospensione del Reddito di cittadinanza per chi trova temporaneamente lavoro. E cambierà anche il meccanismo di calcolo dei contributi alle imprese.

Eliminati i codici Ateco a contare saranno le perdite (almeno il 33% ma Fi chiede il 30%) dell’intero 2020 rispetto al 2019. Su questa base si dovrebbe calcolare la perdita media mensile, e la base su cui applicare la percentuale di ristoro dovrebbero essere poi due mensilità.

Gli aiuti andranno a circa 3 milioni di Pmi fino a 10 milioni di giro d’affari – compresi 800mila professionisti – e andranno da un minimo di 1000 euro per le persone fisiche a massimo 150mila euro con 5 fasce percentuali, dal 30% per i più piccoli al 10% per i fatturati tra 5 e 10 milioni.

Trovato il punto di caduta sugli aiuti alle imprese – sempre in attesa del nuovo scostamento – resterà da blindare l’intesa sul fisco: se la maggioranza ha trovato facilmente l’intesa sul nuovo rinvio per rate e cartelle, meno digeribile, almeno per l’ala più a sinistra, l’intervento per liberare il ‘magazzino’ della riscossione.

Il punto di caduta dovrebbe essere quello della cancellazione delle vecchie cartelle tra 2000 e 2015 con un tetto a 5mila euro per ruolo, anche se c’è un forte pressing, soprattutto da parte del centrodestra, per aumentare il tetto fino a 10mila euro.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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