Trump perde l’ultima sfida, scaricato dalla Corte Suprema

Simpatizzanti del presidente Donald Trumpo manifestano davanti alla Palazzo della Corte Suprema USA
Simpatizzanti del presidente Donald Trump manifestano davanti alla Palazzo della Corte Suprema USA. EPA/JIM LO SCALZO

WASHINGTON. – Game Over! La campagna di Joe Biden esulta per l’ultimo fallito assalto di Donald Trump al risultato delle elezioni del 3 novembre. Anche se l’ex braccio destro di Barack Obama tace, e si appresta lunedì ad essere incoronato dal Collegio dei grandi elettori, quelli che di fatto nell’ordinamento degli Stati Uniti eleggono il presidente e il vicepresidente.

A far svanire ogni speranza di ribaltare l’esito del voto è stata quella Corte Suprema che Trump pensava di aver forgiato a su uso e consumo, con la nomina di tre nuovi giudici che danno al massimo organo giurisdizionale statunitense una schiacciante maggioranza conservatrice, sei togati contro i tre di nomina liberal.

Ma a tradire il presidente uscente sono state proprio le persone da lui scelte: Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh ed Amy Barrett. La triade è stata d’accordo nel respingere il ricorso presentato dallo stato del Texas e appoggiato non solo dall’amministrazione Trump, ma anche da 18 stati Usa a guida repubblicana e da oltre 100 membri repubblicani del Congresso.

Solo i giudici conservatori Samuel Alito e Clarence Thomas hanno avanzato delle obiezioni. Per gli altri sette costituzionalisti il Texas non ha lo status per l’azione legale presentata contro gli stati di Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, quelli accusati di aver modificato le procedure di voto e così di aver favorito la vittoria di Biden.

A questo punto sul fronte legale, dopo un’offensiva contro l’esito delle elezioni durata cinque settimane, non c’è più nulla da fare. Trump si trova in un vicolo cieco. E per quanto fosse abbastanza scontato il giudizio della Corte Suprema, non sembra averla presa bene.

Così, se i vertici dei repubblicani in Texas evocano addirittura la secessione, il presidente uscente parla di un “enorme e vergognoso fallimento della giustizia”. Ma, galvanizzato dalla marcia su Washington di qualche migliaio di suoi sostenitori, ha rilanciato la sfida, almeno su Twitter: “Abbiamo solo iniziato a combattere!”, il monito teso a tenere alta la tensione tra le fila dello zoccolo duro dei suoi elettori.

Mentre la campagna del tycoon, con la regia del solito Rudy Giuliani, punta a creare scompiglio quando il 6 gennaio il nuovo Congresso comincerà la conta dei voti che saranno espressi questo lunedì dal collegio elettorale. Il risultato, salvo clamorose sorprese, sarà di 306 voti per Biden e 232 per Trump.

Intanto quest’ultimo nelle prossime ore potrebbe già cominciare a fare le valige. Ma non è ancora chiaro se dopo il voto del collegio elettorale di lunedì lascerà la Casa Bianca per dirigersi probabilmente nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, dove da tempo sono in corso i lavori per accoglierlo insieme alla first lady uscente Melania.

Tra le ipotesi c’è anche quella di un Trump barricato nello Studio Ovale fino alla fine. E da settimane girano le indiscrezioni su un possibile ultimo dispetto a Joe Biden nel giorno del giuramento del nuovo presidente, il 20 gennaio. Trump potrebbe essere ancora lì, alla Casa Bianca, per uno scenografico addio a bordo del Marine One, l’elicottero presidenziale. Magari con la speranza di trasformare quell’addio in un arrivederci, ricandidandosi alle presidenziali del 2024 con un comizio che potrebbe tenersi proprio nella sua Florida, lo stato dove ha preso la residenza.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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