Mezzo milione imprese giovani, ma -80mila in 5 anni

Un giovane al lavoro da casa davanti un computer
Un giovane davanti un computer svolge un lavoro da casa. EPA/ERIK S. LESSER

ROMA.  – Il posto fisso non esiste più, ma per i giovani che hanno accettato  nuove sfide professionali  aprendo un’impresa le cose non vanno benissimo. Sebbene infatti quasi un’impresa su dieci sia guidata da un under 35, negli ultimi cinque anni ne sono state perse 80mila.

Un dato che fa riferimento alle sole imprese individuali ossia quei giovani che hanno deciso di aprire una partita iva o un negozio senza l’aiuto di altri capitali.

A lanciare l’allarme è uno studio di Unioncamere secondo cui negli ultimi dieci anni circa 250mila giovani, tra i 15 e i 34 anni, hanno deciso di lasciare l’Italia.  Un trend che, unito al calo delle nascite e alla disoccupazione, ha ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano.

Intanto “Green” e “tech” si confermano le parole d’ordine per i giovani che hanno aperto una nuova attività: tra le imprese giovanili manifatturiere, il 47% ha investito nella “greeneconomy” nel passato triennio, contro il 23% delle altre imprese. Così come per le start up innovative, un settore in cui i giovani trainano gli investimenti (il 18%, per poco meno di 2.100 unità su un totale di oltre 11mila unità).

Cresce tra i giovani però anche un “richiamo al mondo dell’agricoltura” con  quasi 7mila  imprese giovanili in più in 5 anni, con un incremento di oltre il 14% nel periodo.

Per quanto riguarda i settori tradizionali, 6 giovani su 10 hanno puntano sul commercio, dove si contano 140mila imprese di under 35 (26,5% del totale), costruzioni (63mila, pari al 12%), turismo (quasi 58mila, circa l’11%) agricoltura (55mila, 10,4%).

Da un punto di vista geografico il Trenito Alto Adige è la regione che registra l’incremento più alto di imprese guidate da under 35, con 9.300 imprese, (+2,4%  mentre Marche (-20,6%), Toscana (-19,8%) e Abruzzo (-18,4%) sono le regioni che in termini relativi hanno visto le riduzioni più cospicue del numero dei giovani imprenditori.

Da come saremo in grado di spendere le risorse del Next Generation Eu dipenderà l’avvenire delle prossime generazioni e del nostro Paese” ha affermato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, “Nessun paese che non ha puntato sui giovani ha avuto un futuro” ha aggiunto .

“In dieci anni disoccupazione e calo delle nascite hanno ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano. Una tendenza che dobbiamo arrestare, puntando su natalità, formazione e possibilità lavorative dei giovani ” .

(Lorenzo Rotella/ANSA)

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