Un euro nella manifattura ne porta 2,1 al Paese

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio.( ANSA/ CIRO FUSCO)

MILANO.  – L’industria manifatturiera giocherà un ruolo fondamentale per la crescita economica e consentirà all’Italia di superare la crisi provocata dalla pandemia. Per ogni euro investito nell’industria italiana se ne generano 2,1 per il sistema Paese.

Dall’annuale Forum di Ambrosetti a Cernobbio, sul lago di Como, arriva l’immagine futura dell’industria italiana tra resilienza, rilancio dopo la crisi sanitaria globale e competitività di lungo periodo.

A causa della crisi economica, rileva uno studio di The European House – Ambrosetti per Fondazione Fiera Milano, il 70% delle aziende italiane ha registrato un calo di fatturato rispetto allo scorso anno e, di questi, quasi la metà ritiene che il proprio fatturato subirà una flessione superiore al 25% nel 2020.

Lo studio evidenzia la necessità di riportare i temi dell’industria al centro del dibattito strategico e dell’agenda d’azione nazionale.

Il Dna competitivo dell’industria italiana ha consentito al Paese di avere un ruolo chiave per lo sviluppo della manifattura europea e mondiale. A fine 2019, l’Italia rientrava nella top 5 mondiale dei Paesi con surplus manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari; 922 prodotti italiani (su un totale di 5.206) rientravano nelle prime 3 posizioni al mondo per surplus commerciale.

Permangono però alcune grandi questioni di fondo che “zavorrano” il potenziale dell’industria italiana: rallentamento della produttività, funzionamento poco efficace della Pubblica Amministrazione, ecosistema dell’innovazione ancora poco dinamico, diffusione di una cultura antindustriale e progressivo impoverimento delle relazioni tra l’industria e le parti sociali.

La ripartenza del Paese non può prescindere da un “piano d’azione serio e articolato – emerge dalla ricerca – per colmare il divario di competitività ad attrattività tra l’Italia e i suoi competitor internazionali”.

(di Massimo Lapenda/ANSA)

Lascia un commento