Ankara non torna indietro, riprese esplorazioni Egeo

Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan nella basilica di Santa Sofia. Archivio
Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan nella basilica di Santa Sofia. Archivio . EPA/TURKISH PRESIDENT OFFICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

ISTANBUL.  – La tregua nel Mediterraneo orientale non ha retto neppure dieci giorni. Poche ore dopo l’annuncio di un nuovo accordo tra Grecia ed Egitto sui confini marittimi, la Turchia rilancia le sue contestate esplorazioni energetiche che già avevano fatto salire la tensione nell’Egeo intorno a Kastellorizo, la più orientale delle isole elleniche abitate.

“Abbiamo ripreso le attività di perforazione. Abbiamo inviato anche la (nave da ricerca sismica) Barbaros Hayrettin nell’area” perché i greci “non hanno mantenuto le promesse”, ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan ai giornalisti, dopo aver pregato per la seconda a volta a Santa Sofia a Istanbul, a due settimane dalla riapertura al culto islamico.

Solo a fine luglio Ankara aveva promesso di fermarsi “per un po’ di tempo” per permettere l’avvio di negoziati “senza condizioni”. Erdogan ha ricordato di aver agito su “richiesta” della cancelleria tedesca Angela Merkel e che nel frattempo erano stati avviati i lavori per la creazione di un gruppo di lavoro trilaterale con Atene e Berlino per cercare di risolvere le dispute.

“Se si fida della Grecia – ha raccontato di aver detto a Merkel – ci fermiamo per 3-4 settimane. Ma io non mi fido. Vedrà che non mantengono le promesse”.

La Turchia punta ora il dito contro l’intesa firmata ieri al Cairo. “Non ha alcun valore”, ha commentato secco Erdogan, dopo che già il suo ministero degli Esteri aveva parlato di un patto che viola la piattaforma continentale turca. “Manteniamo con determinazione l’accordo marittimo che avevamo firmato con la Libia” a novembre.

“Riteniamo inutile discutere di confini marittimi con coloro che non hanno alcun diritto sulle zone in questione”, ha ribadito Erdogan, che nel complesso scacchiere del Mediterraneo sta cercando di portare dalla sua parte anche Malta, coinvolta nella partita delle commesse per la ricostruzione della Libia con il trilaterale di ieri a Tripoli insieme al premier del governo riconosciuto dall’Onu Fayez al-Sarraj.

La nuova escalation frustra le aspettative di riconciliazione che negli ultimi giorni erano state sollevate dallo stesso governo di Ankara. Appena una settimana fa, il ministro della Difesa Hulusi Akar aveva annunciato colloqui bilaterali nel giro di “giorni”. E ancora ieri Atene si diceva pronta a trattare.

Per il momento, invece, il braccio di ferro nel Mediterraneo continua.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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