India: la app governativa, da volontaria a obbligatoria

Replica di un elefante con mascherina in una strada di Chennai per sensibilizzare ai cittadini sul coronavirus.
Replica di un elefante con mascherina in una strada di Chennai per sensibilizzare ai cittadini sul coronavirus. (El Pais)

NEW DELHI.  – Una ricerca del MIT Technology Review sulle app di tracciamento sanitario lanciate dai governi di tutto il mondo, resa nota oggi, ha assegnato all’indiana  Aarogya Setu, due punti su cinque.

Lo studio, basato su un indice che tiene conto di vari fattori, assegna ad Aarogya Setu un punteggio accettabile sulla modalità d’uso delle informazioni e sulla possibilità di distruggere i dati dopo 180 giorni, ma lascia aperti seri interrogativi sulla volontarietà dell’adesione, la trasparenza e sulle limitazioni all’uso dei dati, ovvero la privacy.

Lanciata dal governo indiano il 2 aprile scorso, la app, il cui nome significa “un ponte per la salute”, ha visto la rápida adesione di oltre 50 milioni di cittadini, anche grazie ai numerosi inviti a scaricarla inviati dal ministero delle telecomunicazioni attraverso sms e mail a tutti gli utenti di schede telefoniche indiane.

Due giorni fa Abishek Singh, amministratore delegato di MyGov, l’agenzia del governo indiano, ha annunciato che la app, che conta ormai 100 milioni di utenti, è stata appena riconfigurata per essere compatibile con gli smartphone della Jio, la compagnia di telefonia mobile più estesa del paese, che usa una particolare piattaforma per le app: in questo modo, altri 110 milioni di indiani saranno in grado di utilizzarla.

Presentata inizialmente come facoltativa, Aarogya Setu prosegue ogni giorno la sua lunga marcia verso l’obbligatorietà. Un primo passo in questa direzione è stato fatto quando il suo uso è stato imposto ai milioni di impiegati, pubblici e privati, che sono tornati al lavoro, due settimane fa, nel primo allentamento del lockdown.

Ieri sono state le Ferrovie Indiane a richiederla, assieme alla prenotazione nominativa del posto, a tutti i viaggiatori partiti dalla capitale sui primi treni a lunga percorrenza tornati a viaggiare. L’obbligo era stato reso noto, con un tweet, nel cuore della notte, e ha costretto molti viaggiatori a lunghe procedure per scaricarla e renderla operativa prima di salire sui treni.

Anche gli stati più grandi e popolosi, che stanno affrontando l’arrivo di milioni di sfollati che tornano nei luoghi d’origine dalle metropoli, e di migliaia di cittadini che rientrano con i primi voli dall’estero.

Il governo del Karnataka ha reso obbligatorie non una, ma tre app: oltre ad Aarogya Setu, Quarantine Watch e Apthamitra, sviluppate a livello locale per il controllo della quarantena.

Tutti i viaggiatori atterrati ieri negli aeroporti di Bangalore  e Mangalore, o sbarcati al porto Karwar, sempre a Mangalore, sono stati costretti ad acquistare una Sim indiana e a scaricarle.

Quarantine Watch obbliga ad inviare ogni ora, con un solo intervallo consentito durante la notte, un selfie; un team controlla, da remoto,l’esatta posizione della persona in quarantena, attraverso le coordinate Gps.

Apthamitra è invece una app di telemedicina che permette di contattare specialisti sanitari non appena insorgano sintomi del virus e di avere immediatamente risposte, consigli, o interventi.

La marcia di Aarogya Setu prosegue, insomma, in tutta l’India, a dispetto delle forti preoccupazioni sulla privacy e sull’impossibilità da parte del cittadino di controllarne l’architettura e l’uso dei dati: il Presidente della commissione Ricerca del partito del Congresso, Rajeev Gowda, l’ha definita ieri “l’ultimo tentativo del governo di espropriarci del nostro diritto fondamentale alla privacy”.

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