Oltre un milione di casi in Usa. Trump ordina riaprire scuole

Persone con mascherine camminano a New York mantenendo la distanza sociale.
Persone con mascherine camminano a New York mantenendo la distanza sociale. (ANSA/ EPA/JASON SZENES)

WASHINGTON.  – Oltre un milione di americani contagiati dal coronavirus, un terzo dei casi di tutto il mondo, con oltre 57 mila morti che, secondo le ultime proiezioni degli esperti, con l’avvio della fase due potrebbero diventare oltre 74 mila entro agosto.

Ma questo non basta a frenare una decina di stati Usa che, seppur a macchia di leopardo, hanno dato il via alla ripartenza di molte attività, alcune non proprio essenziali come barbieri, saloni di bellezza, sale da bowling.  E riaprendo spiagge (vedi la Florida e la California) o addirittura i cinema (come in Texas).

Del resto la spinta a allentare la stretta delle misureantivirus arriva direttamente dalla Casa Bianca, con il presidente Donald Trump che nelle ultime ore ha insistito persino per la riapertura delle scuole al di fuori degli ‘hot spot’, i focolai di contagio.

Un ritorno di milioni di studenti in classe anche se ormai solo per poche settimane, ma che – avvertono gli esperti – potrebbe costare molto caro in termini di diffusione dei contagi. Perchè con i numeri attuali, insistono gli studiosi, il virus in America è lungi dall’essere domato.

Anzi, ha ribadito con forza il virologo Anthony Fauci, una nuova ondata di contagi nella seconda parte dell’anno “è inevitabile”, come per nulla scontata sarà l’auspicata tregua estiva.

Ma Trump, si sa, da sempre è allergico agli allarmi e alle raccomandazioni della scienza, che si parli di clima o di medicina. E così tira dritto per la sua strada, cavalcando le proteste dei manifestanti anti-lockdown e minacciando tramite il ministro della giustizia William Barr azioni legali contro gli stati che avrebbero adottato misure troppo restrittive per le libertà personali, violando – si afferma – la Costituzione.

Il presidente americano ha poi ordinato che i grandi impianti di lavorazione della carne, come il colosso Tyson Foods, restino aperti a dispetto dei rischi per i lavoratori.

“Sono infrastrutture critiche”, ha affermato il tycoon, dopo che l’industria del settore ha dichiarato di essere sull’orlo della bancarotta a causa della chiusura della ristorazione e delle difficoltà di trasporto verso le catene della grande distribuzione.

Intanto prosegue la caccia ai responsabili (o al capro espiatorio secondo i detrattori del tycoon) della diffusione della pandemia. Nel mirino soprattutto Pechino: “Gli Usa stanno conducendo un’indagine seria sull’operato della Cina in risposta all’epidemia”, ha detto Trump.

Ma riesplode la polemica sugli allarmi degli 007 ignorati dalla Casa Bianca. Allarmi che risalirebbero al periodo tra gennaio e febbraio quando – scrive il Washington Post – le minacce costituite dal virus, dai rischi sulla sua trasmissibilità e dalle possibili catastrofiche conseguenze furono presentate al tycoon in almeno una decina di briefing, con tanto di documenti top secret. Aggiornamenti quotidiani che sarebbero di fatto stati snobbati da Trump.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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