FMI: allarme debito, 30 milioni i disoccupati

TOKYO  – Il debito pubblico ai massimi dalla Seconda guerra mondiale e il boom di 30 milioni di disoccupati dall’esplosione della crisi tracciano lo scenario di tipo ‘bellico’ che emerge dalla congiuntura su scala mondiale. Il rapporto debito/Pil nelle economie avanzate ha toccato ora ”il livello più alto” dalla fine del conflitto, ha affermato il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, aprendo a Tokyo l’assemblea annuale del Fondo.

– Non dobbiamo illuderci: senza crescita il futuro di tutta l’economia è in pericolo – ha aggiunto -. Forse il più grande ostacolo sarà l’eredità dell’enorme debito pubblico che ora in media è pari quasi al 110% del Pil nell’economie avanzate, il livello più alto dalla Seconda guerra mondiale: questo – ha avvertito l’ex ministro dell’Economia francese – lascia i governi altamente esposti alle rapide oscillazioni di fiducia.

A stretto giro, il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, sempre da Tokyo, ha spiegato che i senza lavoro nel mondo sono saliti di 30 milioni di unità dallo scoppio della crisi, la cui fine sembra ancora lontana, anticipando i contenuti di un report che sarà discusso oggi, in cui sono stimati in 75 milioni, sui complessivi 200 milioni, i giovani sotto i 25 anni.

Secondo Ryder, le misure di austerità a livello globale hanno avuto effetti più forti di quelli previsti: 900 milioni di occupati hanno livelli di reddito al di sotto della soglia di povertà. Lo spread Btp-Bund si è fermato a 353 punti base, con rendimento del Btp a 10 anni al 4,95% e borse in netta cautela, mentre sul ‘dossier’ Spagna, quanto alla richiesta di aiuti alla Bce, il ministro spagnolo dell’Economia, Luis de Guindos, ha detto di non aver ricevuto ”la minima pressione” in relazione alla possibilità che Madrid possa chiedere aiuto alla Banca centrale europea.

A Tokyo, il ministro ha assicurato che Madrid ”sceglierà il tempo che è più appropriato per prendere una direzione o l’ altra”, senza accettare ”alcuna pressione”. Nella capitale nipponica, l’Eurozona resta al centro dell’ attenzione, uno dei fuochi principali della crisi.

– L’atmosfera è più positiva dello scorso anno in Europa che si muove nella direzione giusta – ha ammesso il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, aggiungendo che ”ci sono altri passi ancora da fare”. A conferma, il ministro, falco del rigore, ha detto che il downgrading della Spagna deciso da Standard & Poor’s è ”frutto di errori” dell’agenzia ”su aspettative sbagliate”.

Le insidie, ha ricordato la Lagarde, restano molteplici visto che una situazione di elevato indebitamento ”lega le mani dei politici tanto più se questi cercano di costruire le infrastrutture del futuro nel rispetto delle promesse sociali. I bisogni di una popolazione che invecchia aggiungeranno ulteriori pressioni”. Per il responsabile del Fondo, ”una lezione è chiara dalla storia: ridurre il debito è incredibilmente difficile senza crescere, un alto debito al contrario è ostacolo allo sviluppo”.

La strada, ha concluso la Lagarde, ”è stretta e lunga: la chiave è ora quella di mettere in atto le politiche che noi sappiamo essere necessarie e spingere tutti insieme su tutti i fronti”.

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