Si ferma Italia che produce. Fca chiude quattro impianti

Un auto nella catena di montaggio della produzione green allo stabilimento di Fca a Melfi,
Un auto nella catena di montaggio della produzione green allo stabilimento di Fca a Melfi,(ANSA)

ROMA. – Non c’è ancora una serrata nazionale, ma buona parte dell’Italia produttiva si ferma. Tra la paura dei contagi e l’obiettivo fondamentale di contenere il più possibile la diffusione del coronavirus, grandi aziende e noti marchi, dall’auto alla moda, prendono la decisione di chiudere per un po’ fabbriche e negozi.

A partire dal gruppo automobilistico Fca fino alle catene dell’abbigliamento e dello sport, dei cosmetici e dell’oggettistica: dopo Kiko e Calzedonia, tanti i brand che annunciano lo stop, come Liu Jo e Motivi, Luisa Spagnoli e Trussardi, Benetton, e poi Decathlon, Cisalfa, Coin, Rinascente e Tiger. Una pausa che porta ad una riduzione dei volumi di produzione e delle vendite e coinvolge migliaia e migliaia di lavoratori, ma che guarda innanzitutto alla sicurezza e alla salute.

Fca annuncia lo stop temporaneo di alcuni impianti nel nostro Paese: si fermano le fabbriche di Pomigliano (oggi, giovedì e venerdì), Melfi e Sevel (giovedì, venerdì e sabato), Cassino (giovedì e venerdì). E, sempre nell’ambito delle misure per minimizzare il rischio contagio tra i lavoratori, tutti gli stabilimenti italiani del gruppo automobilistico, spiega, saranno coinvolti in interventi straordinari. In particolare, saranno ridotte le produzioni giornaliere con un minor addensamento di personale nelle principali aree di lavoro.

In ogni fabbrica verranno inoltre fatti interventi specifici di igienizzazione delle stesse aree di lavoro e degli altri spazi comuni, dagli spogliatoi alle mense, già sottoposti a “rigidi” controlli di sicurezza, come agli ingressi. Per gli impiegati si facilita il lavoro a distanza.

Rallentamenti e fermate che i sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil chiedono siano estesi e quindi previsti anche da altre aziende, “riducendo la produzione attraverso il ricorso alla cassa integrazione e alle ferie”, mentre per chi è in fabbrica rimarcano la necessità di accessi scaglionati nelle mense e negli spogliatoi. “La sicurezza dei lavoratori per la salute di tutti”, sottolineano.

Ma non sono solo stabilimenti ed operai a fermarsi. Anche molti negozi e multi-store abbassano le saracinesche in tutta Italia. I marchi di moda sono sempre di più. Il gruppo Miroglio parte con la chiusura temporanea di tutti i 900 punti vendita sul territorio nazionale dei brand Motivi, Oltre, Fiorella Rubino, Elena Mirò e Caractère, così come hanno scelto di fare Boggi Milano, Liu Jo, Coccinelle, Luisa Spagnoli con i suoi 150 punti vendita.

Una decisione presa già ieri dal grupo Calzedonia che, dopo una prima chiusura dei negozi al nord, ha poi messo in stop gli store di tutta Italia fino al 3 aprile, insieme agli altri marchi Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé e gli outlet. Stessa linea adottata dal marchio di cosmetici Kiko, con la chiusura da ieri al 3 aprile di tutti i suoi 340 negozi italiani.

Anche Decathlon, la catena francese di negozi dedicati allo sport, annuncia “un nuovo schema di gioco”: da oggi a venerdì 13 marzo tutti i negozi sul territorio nazionale restano chiusi. Rimane aperto l’online. Una misura che si aggiunge a quanto stabilito dal Dpcm che prevede la chiusura nel fine settimana delle medie e grandi strutture di vendita e dei centri commerciali.

Chiusi da oggi anche i 150 punti vendita presenti in Italia del gruppo Cisalfa Sport. Da domani, invece, resteranno giù le serrande di Coin, con tutti i suoi negozi, fino al 22 marzo. Tremila i collaboratori della catena italiana di department store. Pure Rinascente ha deciso di chiudere i suoi 9 store dislocati sul territorio nazionale, fino al 3 aprile.

Sospende tutte le attività commerciali in Italia anche il gruppo Trussardi. Benetton Group ha deciso di chiudere tutti i punti vendita a gestione diretta dei marchi Benetton, Undercolors e Sisley per due settimane. Alla lista si aggiunge Flying Tiger Copenhagen, la catena danese di oggettistica di design low cost, che chiuderà da domani tutti i negozi in Italia.

Aperti e spesso presi d’assalto, invece, supermercati ed alimentari: “Nessun problema di rifornimenti nei negozi – dice la federazione Fida di Confcommercio – tranne che per qualche prodotto di altissima richiesta tipo gel disinfettanti, alcol e mascherine”.

(di Barbara Marchegiani/ANSA)

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