“Bolton conferma le pressioni di Trump su Kiev”. Sale lo scontro

John Bolton.
John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale Usa. EPA/MICHAEL REYNOLDS

WASHINGTON. – Donald Trump comincia a tremare nel processo d’impeachment, proseguito oggi con il secondo dei tre giorni dedicati alla difesa, con stelle del foro come Ken Starr, l’ex inquisitore di Bill Clinton, e Alan Dershowitz, difensore di personaggi del calibro di O.J.Simpson, Jeffrey Epstein e Claus von Bulow.

A sganciare la bomba è il New York Times, rivelando che nelle bozze di un libro d’imminente pubblicazione John Bolton conferma le pressioni del presidente su Kiev. In particolare l’ex consigliere per la sicurezza nazionale afferma che il tycoon disse di voler congelare gli aiuti militari all’Ucraina finché Kiev non avesse annunciato un’inchiesta sui Biden.

Sarebbe una conferma di quel ‘quid pro quo’ finora sempre negato dal presidente. I dem hanno preso la palla al balzo e hanno rilanciato la loro richiesta di sentire Bolton come testimone. “E’ una rivelazione esplosiva”, ha commentato il deputato dem Adam Schiff, che guida il team dell’accusa. “E’ sconcertante”, gli ha fatto eco il leader dei senatori dem Chuck Schumer, sottolineando come le rivelazioni di Bolton vadano “dritte al cuore” alle accuse del processo.

Trump ha provato a metterci una toppa. “I democratici che controllano la Camera non hanno mai chiesto a John Bolton di testimoniare. Spettava a loro, non al Senato!”, ha twittato. Poi ha attaccato il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale: le sue sono “falsità”, “pensa solo a vendere il libro” Ma lo scoop del Nyt ha aperto una breccia tra i repubblicani.

Il primo ad uscire allo scoperto è stato l’ex candidato presidenziale Mitt Romney, annunciando che “è sempre più probabile” che almeno quattro senatori repubblicani sosterranno la richiesta di sentire Bolton come testimone. Quattro è il numero che serve ai dem per arrivare a 51 voti, la soglia per approvare mozioni.

Poi ha rotto i ranghi anche la senatrice Susan Collins: “le notizie sul libro di John Bolton rafforzano l’argomentazione per nuovi testimoni e hanno alimentato un certo numero di conversazioni tra i miei colleghi”, ha twittato.

Ma la cosa più preoccupante per Trump è che anche il senatore Lindsey Graham, uno dei suoi più stretti alleati, ha detto alla Cnn che sosterrebbe un mandato per acquisire le bozze del libro: “voglio sapere cosa c’è nel manoscritto, penso che sia importante. Dobbiamo valutarlo e vedere se c’è un motivo per aggiungerlo alle carte”.

A questo punto l’esito del processo diventa imprevedibile. Se dovessero essere ammessi nuovi testimoni potrebbe succedere di tutto. Bolton ha conoscenze di prima mano e da altre testimonianze è emerso che era contrario alla manovra di Trump e del suo avvocato personale Rudy Giuliani, ammonendo che quest’ ultimo era una “bomba a mano” pronta ad esplodere.

Difficile poi delegittimare la figura di un falco di provata fede repubblicana come Bolton, anche se Trump ha già tentato di farlo ricordando che se n’è andato in malo modo e lasciando intendere che potrebbe avere motivo di vendicarsi. In effetti l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, cacciato dal tycoon con un tweet, ha più di qualche sassolino dalle scarpe da togliersi e si è già detto pronto a deporre se verrà citato.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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