Escalation sul Russiagate, l’inchiesta diventa penale

Due pupazzi, (stile matrioska) con l'immagini di Trump e Putin allusivi al Russiagate.

WASHINGTON. – La controinchiesta voluta dall’amministrazione Trump sulle origini del Russiagate, che ha coinvolto anche l’Italia, sfocia in un’indagine penale e rischia di diventare, come paventano i dem, uno “strumento di vendetta politica del presidente”, in contrapposizione all’indagine di impeachment contro il tycoon per l’Ucrainagate.

Il salto di qualità da indagine amministrativa a “criminal investigation” darà più poteri a John Durham, il procuratore federale che sta indagando da maggio sotto la supervisione del ministro della Giustizia William Barr: ora potrà emettere mandati per acquisire testimonianze e documenti, convocare un grand giurì e formulare incriminazioni.

La mossa arriva dopo che Fox News, la tv conservatrice vicina a Trump, ha rivelato che l’indagine di Durham “si è allargata sulla base di nuove prove scoperte durante il suo recente viaggio con Barr a Roma”, dove i due hanno incontrato i dirigenti dell’intelligence italiana.

Quest’ultima ha però smentito di aver consegnato prove, compresi i cellulari BlackBerry di Joseph Mifsud, il docente maltese della Link University di Roma di cui si sono perse le tracce e che per primo rivelò alla campagna di Trump il possesso da parte dei russi di materiale compromettente su Hillary Clinton, inducendo poi l’Fbi ad aprire l’indagine sul Russiagate.

Indagine che Trump e i suoi alleati ritengono una “caccia alle streghe”, un complotto tramato dall’amministrazione Obama con la complicità di qualche servizio occidentale, nonostante le diverse conclusioni del procuratore speciale Robert Mueller.

“Tradimento”, ha più volte ammonito il tycoon. Lo stesso Barr dopo la sua nomina ha detto che la campagna di Trump fu “spiata” e che bisogna accertare se fu fatto in modo legale. Per mettersi al riparo dalle critiche, l’attorney general ha nominato Durham, un procuratore altamente rispettato e noto per aver indagato i legami tra agenti dell’Fbi e la mafia, nonché la distruzione degli interrogatori sulle torture della Cia.

Ma ora che l’inchiesta è diventata penale i dem temono il peggio. In una dichiarazione congiunta, i presidenti delle commissioni Intelligence e Giustizia della Camera, che conducono l’indagine di impeachment, sostengono che la decisione “solleva nuove profonde preoccupazioni che il dipartimento di Giustizia sotto l’attorney general Barr abbia perso la sua indipendenza e sia diventato uno strumento per la vendetta politica del presidente Trump”.

Per questo oggi il tycoon ha assicurato ai cronisti di non sapere cosa stia succedendo al dipartimento di Giustizia e che non interferirà, lasciando ogni decisione a Barr.

Intanto la Casa Bianca sta allestendo una sorta di war room per coordinare i messaggi contro l’indagine di impeachment, mentre il repubblicano Lindsey Graham, uno dei più stretti alleati di Trump, ha presentato una risoluzione al Senato che condanna come “illegittimo” il procedimento per la messa in stato d’accusa del presidente: un atto non vincolante, ma che consentirà una prima verifica del supporto di cui Trump gode al Senato, che sarà chiamato a giudicare i capi di accusa della Camera.

I dem stanno accelerando i tempi e all’orizzonte ci sono altri due testimoni che potrebbero aggravare la posizione del presidente: l’ex consigliere per la sicurezza John Bolton e Tim Morrison, primo dirigente della Casa Bianca a deporre a fine mese. Quest’ultimo ascoltò la telefonata di Trump al presidente ucraino per sollecitare indagini contro i Biden.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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