L’Istat: le retribuzioni frenano, livellate al carovita

Salari e prezzi alla stessa velocitá
Stipendi e prezzi viaggiano alla stessa velocitá (LaRepubblica)

ROMA.  – E’ bastato un mese, giugno, per azzerare il vantaggio che le retribuzioni avevano guadagnato nei confronti dei prezzi. Finora la crescita dei salari si era lasciata alle spalle l’inflazione. Era così dai un più di un anno. Adesso invece viaggiano allo stesso ritmo, lento. Entrambi gli indici mostrano infatti un tasso tendenziale dello 0,7%.

Nel caso degli stipendi si tratta di una cifra più che dimezzata rispetto al mese precedente. Si sta probabilmente esaurendo la carica che era arrivata dai rinnovi contrattuali del pubblico impiego. E le prospettive non sono rosee. A fine anno sono in scadenza accordi pesanti. Uno su tutti, quello dei metalmeccanici.

L’aggiornamento dell’Istat sulle retribuzioni orarie segna così un’inversione di tendenza che rischia di ricadere sul potere d’acquisto, sui redditi reali, calcolati al netto del carovita. L’inflazione anemica ha permesso di mantenere intatti i guadagni degli italiani. Ma di fronte a buste paga ferme potrebbe non bastare più.

Tuttavia famiglie e imprese sembrano guardare con ottimismo all’economia. A luglio, l’indice di fiducia dei consumatori si riporta ai livelli di gennaio, quello delle aziende fa ancora meglio, tornando ai massimi da ottobre 2018.

Certo, resta un’eccezione e non da poco: nella manifattura il morale resta basso, ai minimi da quattro anni e mezzo. Cosa che, però, non sorprende, visto il legame con l’industria tedesca che in quanto a ‘sentiment’ sta messa anche peggio.

Comunque il rasserenamento generale di opinioni e aspettative è evidente. Si scommette su un abbassamento della disoccupazione, su un aumento degli ordini e della produzione.

Sono in particolare positivi i giudizi sulla situazione economica del Paese, complice sicuramente l’archiviazione della procedura d’infrazione da parte della commissione europea.

Il tutto suscita la speranza per un’estate in rilancio. O quanto meno, dice Confcommercio, “per un terzo trimestre lievemente meno asfittico della prima parte del 2019”. Su cui l’Istat si pronuncerà mercoledì prossimo, quando rilascerà la stima flash sul Pil del secondo trimestre.

Confcommercio per cui raccomanda di non vanificare questi segnali aumentano l’Iva, decretando così “una contrazione del potere d’acquisto”. Se infatti scattassero le clausole sull’imposta la partita con i salari sarebbe persa in partenza. Confesercenti invita alla cautela, ricordando l’andamento “ondivago” della fiducia e sottolineando come tutto dipenderà proprio dalla manovra.

A proposito di finanziaria, dati dell’Istat alla mano, i sindacati tornano a chiedere un abbassamento della pressione fiscale su lavoratori e pensionati. Il rallentamento delle retribuzioni non fa che confermare “le nostre preoccupazioni”, dice il leader della Uil, Carmelo Barbagallo.

La leva fiscale è cruciale anche per la Cgil, che con il vice segretario generale, Vincenzo Colla, spiega come la questione delle basse paghe rappresenti un tema “generale”, che “non si risolve con il salario minimo”.

Tania Scacchetti, sempre della Cgil, fa notare come ci siano contratti scaduti “da 12 anni, è il caso della sanità privata, o da 8, come i servizi di pulizia”. Il segretario aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, chiarisce: “per far ripartire i salari non esistono scorciatoie” e quello che lo Stato può fare è “ridurre il cuneo fiscale”.

(di Marianna Berti/ANSA)

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