Progettavano omicidi col veleno, presi estremisti di destra

L'esterno del Palagiustizia Bruno Caccia, Torino.
L'esterno del Palagiustizia Bruno Caccia, Torino. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

TORINO.- Per uccidere il rivale avevano scelto di avvelenarlo con la ricina. Come nella famosa serie tv chiamata ‘Breaking bad’. O come si dice facesse il Kgb. Non è la trama di un romanzo di spionaggio ma un’inchiesta dei carabinieri del Ros che, a Torino, è sfociata nell’arresto di quattro giovani estremisti di destra per tentato omicidio aggravato e continuato. Con l’aggiunta di un ragazzino di undici anni che, a quanto risulta agli inquirenti, era stato coinvolto per dare una mano.

I quattro hanno età comprese tra i 20 e 24 anni e hanno gravitato intorno a Casapound e ai gruppi studenteschi di estrema destra. Così come le loro vittime. “Ma la politica – sottolinea la pm, Manuela Pedrotta – non c’entra nulla. Qui il movente è passionale”. Una vendetta d’amore. I due ‘bersagli’ stavano frequentando delle ex fidanzate di alcuni indagati e dovevano pagare questo sgarbo.

La ricina, che si ricava dai semi di ricino, è un potentissimo agente intossicante. Pericoloso per chi lo assume, ma anche per chi lo maneggia. Voci e leggende parlano di personaggi eliminati durante la Guerra Fredda con il cosiddetto ‘ombrello bulgaro’: in apparenza un innocuo paracqua, nella pratica un micidiale marchingegno capace di sparare minuscole capsule al veleno. Poi è arrivata la tv, con il serial dedicato al mite chimico, ex professore, che diventa un cinico assassino, e la sostanza è dilagata nella cultura pop.

Il Ros aveva allungato lo sguardo sul gruppetto a settembre dopo una preziosa segnalazione: qualcuno aveva ordinato via internet l’assemblaggio di una pistola ‘Liberator’ stampata in 3D. Il 10 novembre, nella birreria Asso di Bastoni, ritrovo abituale dei simpatizzanti di destra, durante una festa di Blocco Studentesco ci fu il primo tentativo: la ricina fu versata in un bicchiere di vodka. Però, per via dell’alta concentrazione di alcol, si depositò sul fondo, e chi bevve se la cavò con un brutto mal di pancia.

Il 21 dicembre, in un garage a Bra (Cuneo), fu scoperto un laboratorio fai-da-te per la lavorazione dei semi di ricino. Collegando i diversi tasselli, i carabinieri hanno continuato a indagare e stamani è scattato il blitz. “Siamo intervenuti in tempo”, confida un ufficiale dell’Arma. Uno dei ‘potenziali’ bersagli stava per essere colpito. Questa volta, forse, con una sventagliata di polvere. Rischiando di fare danni gravissimi a chiunque si trovasse nelle vicinanze. Assalitore compreso.

Si sospetta che la banda volesse servirsi, chissà come, dell’aiuto dell’undicenne, parente di uno dei componenti. “Mentre le potenziali vittime sono attivisti del movimento – dice Marco Racca, coordinatore regionale – i quattro arrestati non sono militanti e avevano frequentato il gruppo giovanile dal quale erano stati allontanati”. “Ci tuteleremo – aggiunge su Facebook – contro chiunque ci accosterà a questi matti e codardi”.

(di Mauro Barletta/ANSA)

Lascia un commento