Card. Bassetti: “Il presepe non divida, simbolo di umiltà e povertà”

Presepe in muratura meccanizzato di Petroio - Vinci.
Presepe in muratura meccanizzato di Petroio - Vinci. (Foto Famiglia Cristiana)

ROMA. – Le polemiche sul presepe, usato come strumento ‘identitario’ di contrapposizione politica, non vanno giù ai vescovi italiani. Lo testimonia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, che sul settimanale dell’Osservatore Romano rileva oggi la “rara ricchezza culturale e spirituale” di tale simbolo.

“Un simbolo antico – spiega – che in Italia ha una storia speciale grazie alla felice intuizione del Poverello di Assisi. Tommaso da Celano, descrivendo la rappresentazione del presepio voluta da san Francesco a Greccio, restituisce il significato profondo di questo simbolo natalizio: ‘In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà'”.

Ecco quindi che “il presepe ancora oggi ha questo significato: semplicità evangelica, povertà, umiltà. E null’altro”. E “le odierne dispute sul presepe, perciò, stridono alle orecchie di chi è puro di cuore e risultano enormemente distanti dalla commozione e dal giubilo raccontati da Tommaso da Celano”.

Secondo Bassetti, “bisogna allora avvicinarsi al Natale cercando di gustare questa dolcezza, e dunque lasciando da parte asprezze, maldicenze, divisioni. Ed è questa la dolcezza della vita, che è nata in una stalla di Betlemme e che ogni anno rinasce nei nostri cuori”.

Ancora più esplicito il commento dato a Famiglia Cristiana da mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso Boiano, secondo cui “non si può invitare a fare il presepe e non accogliere negli Sprar una coppia vera di giovani sposi che hanno avuto un bimbo qualche mese fa e che ora sono per strada. Non si può venerare il crocifisso senza aver solidarietà con i crocifissi della storia”.

L’intervento del presule chiude e dà il senso a un approfondimento della rivista sul significato autentico del presepe e dei nostri simboli e tradizioni religiose, in cui si racconta la storia di Yousef e Faith, genitori di una bimba di sei mesi e in attesa di un altro figlio, che sono stati espulsi dal Centro di accoglienza di Crotone e gettati su una strada, a causa del decreto sicurezza. Bregantini osserva che “sono molto belle le nostre tradizioni religiose popolari”, “ma guai se ci accontentiamo solo di questa bellezza. Anzi, quello che viviamo in queste dimensioni religiose diventa ipocrisia se non c’è raccordo con quello che si vive nella realtà quotidiana. Si rischia di andare contro il mistero stesso che celebriamo”.

“Non siamo certo contro chi fa il presepe e mette il crocifisso, purché questo gesto sia coerente – aggiunge -. Che facciano il presepe, ma non contro qualcuno. Che mettano il crocifisso, ma sapendo che questo non basta. Chi prepara il presepe e appende il crocifisso sappia che mette il cuore dentro una linea di solidarietà”.

Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha però duramente reagito alla ricostruzione di Famiglia Cristiana, parlando di “ennesima menzogna” da parte di quello che definisce “ormai un settimanale di ultrasinistra”. “Il Decreto sicurezza non è retroattivo e non caccia i bambini dai centri di accoglienza – dice Salvini -. Eppure, per Famiglia Cristiana, una famiglia ghanese sarebbe finita improvvisamente in mezzo alla strada per colpa mia. Falso. L’allontanamento dalle strutture riguarda tutti quelli che non hanno più diritto a rimanervi, come è sempre avvenuto anche prima del mio decreto”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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