Rabbia sfollati ponte Morandi: “Protesteremo a casa di Grillo”

Operai al lavoro sui binari della ferrovia danneggiati dal crollo di Ponte Morandi. Sfollati
Operai al lavoro sui binari della ferrovia danneggiati dal crollo di Ponte Morandi. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. – Tira vento di guerra tra gli sfollati della zona rossa dopo il crollo del ponte Morandi. Una rabbia che potrebbe portare anche a una protesta sotto casa di Beppe Grillo, nella collina di Sant’Ilario a Genova. Perché il tempo corre in fretta e il gioco dei rimpalli sul Decreto Genova rischia di mettere in ginocchio l’intera città.

“Il mondo del lavoro, del commercio e delle professioni, del porto è ferocemente arrabbiato – spiega il presidente del Comitato degli sfollati Franco Ravera – per questo siamo pronti ad andare a protestare sotto qualche palazzo ma anche a Sant’Ilario, sotto casa di Grillo”.

“Quella del ponte Morandi – continua Ravera – è una ferita che va sanata. Noi sfollati siamo la carne viva intorno alla ferita, la parte più dolorante. Poi c’è una zona che piano piano si sta allargando. Se il destino è quello di affondare Genova, il Governo ci sta riuscendo”.

Chiedono rispetto dei tempi gli sfollati. “Tempi che lo stesso ministro Danilo Toninelli ci ha dato alcuni giorni fa quando lo abbiamo incontrato qui. E io oggi vedo che non ci sono risposte”.

La rabbia monta per le lungaggini che devono affrontare per potere tornare nelle case a prendere le loro cose ma anche per il futuro della zona. “Noi vogliamo voltare pagina. Vogliamo iniziare il nuovo anno con una prospettiva e ricominciare la nostra vita. Vorremmo chiarezza, vorremmo sapere di che morte morire. Prima le proviamo tutte, ma se c’è da fare la guerra, faremo la guerra”.

Dal fronte giudiziario arriva la notizia che i tempi del processo potrebbero essere meno lunghi del previsto. “I tempi della demolizione – sottolinea il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi – non dipendono dalla procura. Ci sono i periti nominati dal gip che dovranno fare i loro accertamenti e non è detto che non si possa poi procedere alla demolizione anche prima della scadenza dei 60 giorni. Certo, c’è anche il problema che non è ancora stato presentato un piano da chi ha le competenze”.

Pazienza finita, intanto, anche per la Uil. “Ciò che sta accadendo in queste ore, in attesa del famoso decreto, è una presa in giro per i genovesi” ha affermato Mario Ghini, segretario generale Uil Liguria.

“Auspichiamo che queste ore surreali e concitate si utilizzino per inserire all’interno della bozza del decreto ciò che manca per dare un aiuto vero a chi ha perso tutto. Se questo non sarà possibile, siamo convinti che la città debba far sentire la propria rabbia. Ci attiveremo presso le altre organizzazioni e cercheremo il coinvolgimento di tutte le forze sociali liguri e genovesi per una grande iniziativa di piazza”.

(di Laura Nicastro/ANSA)

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