Bufera su Borsa e Spread, debito Italia sotto la lente

Un operatore di spalle guarda gli schermi con gli andamenti dei valori. di Milano
U/n operaqtore guarda gli schermi nella sala operativa della Borsa di Milano. (ANSA)

PARMA. – L’Italia resta nel centro del ciclone con una nuova impennata dello spread fino a 280 punti e un calo della Borsa del’1,9%. Un andamento che si inserisce nella tensione generale dei mercati internazionali a causa delle divisioni al G7 ma che colpisce di più il nostro paese a causa dell’incertezza per l’azione del nuovo governo e la sostenibilità del debito, malgrado le rassicurazioni sull’appartenenza all’euro.

La debolezza è in primis italiana come spiega il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco: “la crisi attuale” è innescata “da una tensione endogea” non giustificata dai fondamentali economici, peraltro in ripresa. Visco ribadisce la necessità di mantenere i vincoli sui conti pubblici e di “non fare il passo più lungo della gamba e quando lo si fa bisogna farlo misurato per non cadere nel burrone”.

Le dichiarazioni programmatiche dell’esecutivo per ora quindi sembrano non convincere i gestori sia internazionali che italiani i quali devono tutelare i loro investimenti mentre soggetti più aggressivi, come gli hedge fund, ne approfittano per accodarsi ai cali portando a casa, peraltro, buoni guadagni.

L’ondata di vendite sui nostri Btp arriva come una nube nera anche al congresso dell’Acri, l’associazione delle fondazioni e casse di risparmio, tutti investitori di lungo termine e banche ‘tradizionali’ che detengono forti quote di titoli di Stato e che per questo stanno già sperimentando perdite sul fronte patrimoniale. Mugugni che guastano un poco un congresso nobilitato dalla presenza di Mattarela il quale, non a caso, aveva sottolineato nella cerimonia di apertura l’importanza della stabilità finanziaria per tutelare i risparmi.

Dal palco il dg della Banca d’Italia Salvatore Rossi doveva oggi parlare di tecnologia, cambiamenti e innovazione ma il discorso cade inevitabilmente sull’attualità: Rossi ci tiene a spiegare “all’opinione pubblica” come la crescita del differenziale sui Bund non “è una demoniaca manovra speculativa di pochi” o l’effetto del ritiro del Qe della Bce ma viene innescata dal ritorno dei timori di un’uscita dall’euro.

Chi fa scattare le vendite sono in primis i gestori più prudenti, per la maggior parte italiani (oltre il 70% del nostro debito fa capo a investitori domestici) che devono tutelare i risparmi affidati. La speculazione “si accoda” ma “è un effetto secondario”.

E il presidente Abi Antonio Patuelli si fa portavoce dei timori della platea e anche delle banche più grandi: “questo spread che sta crescendo è preoccupante per la Repubblica italiana, è una tassa che l’Italia paga sui mercati internazionali”.

“Più lo spread cresce più si impoverisce l’Italia e più cresce li spread e più si complica la vita alle banche” con riflessi sugli indicatori patrimoniali. E appelli a non dare messaggi di incertezza sul debito e sulla tenuta dei conti arrivano anche poi dall’ad di IntesaSanpaolo Carlo Messina e quello di Bpm Giuseppe Castagna, E anche il padrone di casa, Giuseppe Guzzetti (al suo ultimo congresso dopo vent’anni, lascerà infatti nel 2019), sottolinea il comportamento dei fondi i quali di fronte al “primo stormire di fronde” lasciano.

Il clima d’altronde che si respira fra i gestori internazionali negli incontri di questi giorni, come raccontano alcuni partecipanti, è quello di “incertezza” sulle politiche del nuovo esecutivo e sulla permanenza nell’euro. E di fronte a uno scenario non chiaro si vende o si congelano le quote e le operazioni in programma. Anche fra i fondi sovrani, soggetti con politiche di più lungo termine ci si interroga sulla posizione del nostro paese.

E ora si guarda così alle prossime aste del Tesoro: martedì 12 giugno il Mef metterà in offerta Bot a un anno per un massimo importo previsto di 6 miliardi di euro. Il giorno successivo, il 13, sarà la volta dell’asta a medio-lungo termine con le emissioni di Btp a tre e sette anni.

(dell’inviato Andrea D’Ortenzio/ANSA)

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