Sarkozy fermato: “Fondi neri da Gheddafi per l’elezione”

Finanziamenti milionari dalla Libia, ex presidente sotto torchio (Nella foto d'archivio Sarkozy con Gheddafi)

PARIGI. – La guerra in Libia e lo spettro del colonnello libico Muammar Gheddafi risvegliano i peggiori incubi di Nicolas Sarkozy. Da questa mattina, l’ex presidente francese è in stato di fermo negli uffici dell’anticorruzione a Nanterre, alle porte di Parigi, nel quadro della tentacolare inchiesta sui presunti finanziamenti occulti dell’ex regime di Tripoli alla campagna presidenziale che nel 2007 segnò il suo trionfo all’Eliseo.

Accuse da lui sempre respinte con vigore, come nel novembre 2016, durante il confronto in tv tra i candidati alle primarie del centrodestra. Al giornalista David Pujadas che dinanzi a milioni di telespettatori lo interrogò sull’ipotesi mazzette, l’ex presidente sbottò: “Tutto questo è indegno, siamo sulla rete pubblica”.

Poi, riferendosi a Ziad Takieddine, il faccendiere franco-libanese che nello stesso periodo dichiarò di aver trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra fine 2006 e inizio 2007, alla vigilia della corsa all’Eliseo: “Non si vergogna a dar eco a un uomo che ha scontato il carcere, pluricondannato per diffamazione e che è un bugiardo?”.

Dalla pubblicazione, nel maggio 2012, da parte del sito Mediapart, di un documento libico che evocava le presunte tangenti, le indagini dei magistrati sono molto progredite, rafforzando i sospetti. Nelle varie ricostruzioni viene evocato un finanziamento di quasi 50 milioni di euro tra Tripoli e Parigi.

I giudici sarebbero inoltre in possesso di un misterioso quaderno con le note manoscritte di un ex responsabile del regime libico: queste indicherebbero una serie di bonifici occulti a favore dell’ex presidente da parte di Gheddafi. Transazioni, precisa Mediapart, che sarebbero state realizzate al momento della sua elezione nel 2007 per un totale di oltre 6,5 milioni di euro.

Secondo il giornale on-line, il documento apparteneva a Choukri Ghanem, ex capo del governo (2003-2006) e ministro del Petrolio (2006-2011) della Libia, il cui cadavere venne ritrovato nel 2012 a Vienna, nel Danubio: un giallo nel giallo.

Già condannato per sottrazione di fondi pubblici, indagato, Claude Gueant, l’ex direttore generale dell’Eliseo e fedele ministro dell’Interno di Sarkozy ha dichiarato di “non aver mai visto un centesimo di finanziamento libico”. E’ la prima volta che l’ex uomo forte dei Républicains, ancora molto influente nella sua famiglia politica nonostante l’ufficiale addio alla politica dopo la sconfitta alle primarie, viene interrogato su queste accuse dall’apertura dell’inchiesta nel 2013. Lo stato di fermo può durare fino a 48 ore, dopodiché Sarkozy potrà essere portato davanti al magistrato.

Lo scorso ottobre, i giornalisti di Mediapart, Fabrice Arfi e Karl Laske, pubblicavano ‘Avec les compliments du Guide’, sintesi potenzialmente esplosiva di un’inchiesta durata sei anni. “Accuse minuziose, documentate, argomentate, che lasciano senza parole sui retroscena nauseabondi della Republique”, commentò Le Monde, parlando di documento “spaventoso”.

Quanto alle sessanta domande rivolte dai due cronisti, l’ex presidente non ha mai risposto. Nel dicembre 2007 Sarkozy, eletto da poco, accolse con tutti gli onori Gheddafi a Parigi – le immagini della sua tenda piantata nei sontuosi giardini della presidenza fecero il giro del mondo -, salvo poi volerlo abbattere a tutti i costi nella campagna militare che quattro anni dopo, nel 2011, a un anno dalla fine del suo primo (e ultimo) quinquennato, promosse a tambur battente in Europa e alle Nazioni Unite.

Evocando il suo rapporto di “rispetto” con l’ex presidente, l’attuale premier ed ex membro del centrodestra Edouard Philippe non ha voluto commentare, mentre un suo ministro, l’ex socialista Stéphane Travert, ha ritenuto “utile che la giustizia faccia luce”. In qualità di testimone, è stato interrogato anche l’eurodeputato fedelissimo di Sarkozy, Brice Hortefeux.

In una nota, i Républicains difendono il “principio di presunzione di innocenza” e forniscono “pieno sostegno” all’ex presidente. Mentre il capogruppo del partito all’Assemblea Nazionale, Christian Jacob, denuncia un “incomprensibile accanimento”.

(di Paolo Levi/ANSA)

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