Bitcoin scatena gli appetiti hacker, virus si installano silenziosamente

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ROMA. – La febbre da Bitcoin scatena anche gli appetiti degli hacker che si stanno arricchendo all’insaputa degli utenti. Infettano i dispositivi con virus informatici che sfruttando la potenza di calcolo di pc, tablet e smartphone generano criptovalute che vanno direttamente nei loro portafogli virtuali. Una frode silenziosa che consuma anche un bel po’ di elettricità, sempre a carico degli internauti.

Ad accendere un faro su questo fenomeno in ascesa sono due diverse società di sicurezza, Eset e Kaspersky Lab. La prima ha scoperto un virus che si chiama CoinMiner. Lo scorso 9 dicembre, spiegano gli esperti, ha raggiunto in Italia il picco del 38% delle infezioni. Il virus ha colpito in particolare l’Europa, registrando nell’ultima settimana il picco di infezioni in Slovacchia (48%), Grecia (36%) e Spagna (36%).

Si contrae con il ‘phishing’ sull’email o cliccando su banner ‘infetti’. Una volta infiltratosi nei dispositivi genera valuta digitale (in gergo si chiama ‘mining’) sfruttando le risorse del sistema compromesso. Il dispositivo che lavora a rilento e il sistema di raffreddamento troppo attivo sono due sintomi dell’infezione, ma sono caratteristici anche di altre disfunzioni del pc, quindi l’utente non se ne accorge immediatamente.

Altro schema di frode dei cybercriminali è stato scoperto da KaspersKy Lab. Prevede la creazione di uno sito da cui è possibile scaricare gratuitamente versioni pirata di noti software, per risultare credibile il sito ha spesso un nome simile a quello di siti conosciuti e affidabili. Una volta eseguito il download del software che interessa, l’utente riceve un archivio che contiene anche un programma di ‘mining’ che viene installato automaticamente e a sua insapute.

Un’altra scoperta fatta sempre dagli esperti di Kasperky qualche giorno fa riguarda il virus Loapi. Colpisce il sistema operativo Android e sfrutta la potenza di calcolo dello smartphone per produrre valuta digitale (in questo caso Monero). Col piccolo particolare che ‘frigge’ batteria e processore del dispositivo in 48 ore. In alcuni casi gonfia così tanto la batteria che deforma la forma della scocca.

“Sebbene non venga considerato dannoso, il ‘mining’ riduce le performance del dispositivo e aumenta il consumo di elettricità. Consigliamo agli utenti di opporsi a questi tentativi perché anche se non vengono condotti con software nocivi standard rappresentano comunque un’attività fraudolenta”, afferma Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. Per difendersi da queste minacce gli esperti consigliano di effettuare il download solo di software legali provenienti da fonti comprovate.

(di Titti Santamato/ANSA)

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