Sospesa l’intesa tra Pd e Cp. Renzi: “Errore parlare di alleanze”

ROMA. – Ha fatto arrabbiare tutti, da Giuliano Pisapia a Gianni Cuperlo, l’insofferenza di Matteo Renzi per un dibattito protratto e mediatico sulle alleanze con effetti negativi sui sondaggi. Ma il leader dem non cambia idea e non vede l’ora di girare pagina e buttarsi da domani, alla Leopolda, nella campagna elettorale a modo suo.

Ma la “tela” delle alleanze è tutt’altro che conclusa: il nuovo incontro di oggi tra il Pd e Campo Progressista non è stato risolutivo, il movimento di Pisapia apprezza gli intenti programmatici ma chiede un segnale qui e ora: la calendarizzazione martedì dello ius soli e del biotestamento, ipotesi che però dalle parti del Senato vedono difficile. In realtà la voglia di mollare gli ormeggi e di avviare la lunga corsa al voto non è solo di Matteo Renzi.

Anche la sinistra, che il 3 dicembre unirà insieme Mdp, Si e Possibile, morde il freno e prepara la partecipazione alla piazza della Cgil contro il mancato accordo con il governo sulle pensioni. Se è certo che sfileranno Pier Luigi Bersani come Roberto Speranza, non si sa se ci sarà Giuliano Pisapia mentre manifesteranno molti dei suoi ma “a titolo personale”, precisa Bruno Tabacci che non sarà alla manifestazione.

Non apprezza il cappello della sinistra sullo sciopero Renzi: “Non è uno sciopero politico, la Cgil è un’organizzazione che merita rispetto e mi dispiace quando i sindacati si dividono”. Ad influire sulla scelta di Cp sarà certo l’esito del confronto tra il movimento dell’ex sindaco di Milano e il Pd: nel nuovo incontro con Piero Fassino e Maurizio Martina, i dem hanno offerto grande disponibilità a ragionare nel programma sia a integrazioni al jobs act sia a interventi nella manovra sul superticket.

Ma, avverte Ciccio Ferrara, “non basta: per poter proseguire il confronto servono fatti politici concreti”, che vuol dire incardinare nella capigruppo lo ius soli e il biotestamento. Ma, spiegano fonti dem in Senato, è difficile che martedì sia concluso l’esame della manovra e quindi si faccia la capigruppo più probabile giovedì. E poi, al di là dei tempi, il tema vero è che il governo deve stabilire quali riforme portare a termine entro fine anno e forse lasciare lo ius soli per ultimo per non mettere a rischio il governo che, in mancanza dei numeri, sarebbe sfiduciato.

L’altro punto che è rimasto in stand by tra il Pd e Cp è la figura del garante della coalizione. Campo Progressista vorrebbe che invece di Renzi fossero figure come Prodi a rappresentare il centrosinistra. Ma Fassino e Martina, a quanto si apprende, hanno glissato sul tema dando l’impressione di non poter prendere impegni.

“Ho lasciato la tela a Fassino – spiega l’ex premier sostenendo il suo fastidio per l’immagine dell’uomo solo al comando – e penso che bisogna fare di tutto per tenere le porte aperte ma dobbiamo rispondere anche a 2 milioni di persone che sono comproprietarie di questa straordinaria esperienza della sinistra italiana”. Come a dire che si può parlare di tutto ma non si può stravolgere l’esito delle primarie che lo hanno rieletto segretario del Pd. Il segretario dem ammette che non sa come finirà ma è comunque ottimista: “La nostra coalizione andrà sopra il 30 e vicini al 40%, mai mettere limiti alla provvidenza”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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