Mafia, cinque Comuni sciolti in Calabria: gravi condizionamenti

Il fermo immagine tratto dal Tg1 mostra una veduta dall'alto del campo nomadi di Lamezia Terme. ANSA/FERMO IMMAGINE TG1
Il fermo immagine tratto dal Tg1 mostra una veduta dall’alto del campo nomadi di Lamezia Terme.
ANSA/FERMO IMMAGINE TG1

 

 


CATANZARO. – Gravi condizionamenti da parte della criminalità organizzata, con pesanti riflessi sull’attività degli enti: é la motivazione alla base del provvedimento col quale il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha sciolto ben cinque Comuni calabresi: Lamezia Terme, Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Jonica e Petronà.

Una “ecatombe” che conferma la pesante influenza che la ‘ndrangheta esercita in molti Comuni calabresi per condizionarne l’attività ed accaparrarsi appalti e commesse. La proposta del ministro Minniti é stata fatta sulla base delle relazioni redatte delle Commissioni d’accesso nominate dai Prefetti delle tre province in cui ricadono i Comuni sciolti, Catanzaro (Lamezia e Petronà), Cosenza (Cassano allo Jonio), Crotone (Isola Capo Rizzuto) e Reggio Calabria (Marina di Gioiosa Jonica).

Il lavoro delle Commissioni si era concluso nelle settimane scorse con la proposta di scioglimento rivolta ai Prefetti, che l’avevano poi trasmessa al Ministro dell’Interno. Il Comune più importante tra quelli sciolti é quello di Lamezia Terme, che con i suoi oltre 70 mila abitanti é la terza città per popolazione della Calabria dopo Reggio e Catanzaro.

Per Lamezia, tra l’altro, é il terzo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose dopo quelli del 1991 e del 2002. L’accesso antimafia nel Comune di Lamezia che ha portato allo scioglimento deciso stasera era stato disposto dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, su delega del Ministro dell’Interno, Marco Minniti, il 9 giugno scorso.

La decisione seguì solo di pochi giorni un’operazione contro la ‘ndrangheta, denominata “Crisalide”, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, che portò a decine di arresti. Nell’inchiesta vennero indagati in stato di libertà, tra gli altri, il vicepresidente del Consiglio comunale, Giuseppe Paladino, poi dimessosi dalla carica, e Pasqualino Ruberto.

Quest’ultimo, che fu candidato a sindaco in occasione delle amministrative del 2015, era stato sospeso dalla carica di consigliere comunale dal Prefetto di Catanzaro dopo essere stato arrestato nel febbraio scorso in un’altra operazione della Dda , denominata “Robin Hood”, riguardante il presunto utilizzo illecito dei fondi comunitari destinati alle famiglie bisognose.

Fondi che, in realtà, sarebbero stati utilizzati, secondo l’accusa, per altri scopi, anche col contributo di presunti affiliati a cosche di ‘ndrangheta lametine. La Giunta comunale che é decaduta in seguito allo scioglimento deciso oggi era guidata da Paolo Mascaro, alla guida di una coalizione di centrodestra.

Anche per il Comune di Isola Capo Rizzuto lo scioglimento per infiltrazioni mafiose non rappresenta un fatto nuovo. Un analogo provvedimento, infatti, era stato adottato nel 2003. A Cassano allo Jonio, appena lunedì scorso, era stata consegnata al sindaco, Gianni Papasso, del centrosinistra, una villa confiscata nel 2010 ad un presunto boss della ‘ndrangheta, Vincenzo Forastefano. L’intenzione del sindaco era di realizzare nella villa un centro ‘Dopo di noi’, una struttura cioé in cui accogliere i ragazzi portatori di handicap che restano soli dopo la morte dei genitori.

(di Ezio De Domenico/ANSA)

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