Renzi-Ue, scontro totale su deficit e fiscal compact

Matteo Renzi, ex premier e candidato alle Primarie per la segreteria Pd durante la trasmissione Rai ''Porta a Porta'' condotta da Bruno Vespa, Roma, 27 Aprile 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Matteo Renzi, ex premier e candidato alle Primarie per la segreteria Pd durante la trasmissione Rai ”Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa, Roma, 27 Aprile 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – E’ “fuori dalle regole: no ad azioni unilaterali”. Da Bruxelles arriva un sonoro stop alla proposta di Matteo Renzi di portare il deficit italiano al 2,9% per cinque anni, archiviando il fiscal compact per tornare alle regole di Maastricht. L’idea viene bocciata da Pierre Moscovici e da Jeroen Dijsselbloem. Ma Renzi non sembra farsi impressionare: della battaglia anti-austerity in Ue fa un vessillo della campagna per le politiche. La proposta “passerà” a dispetto del “pregiudizio” anti-italiano di Dijsselbloem, assicura il leader Pd.

Ma la polemica prosegue anche in Italia: Pier Luigi Bersani avverte che se il governo adottasse quella “balzana idea”, Mdp non voterebbe la manovra. Pier Carlo Padoan frena: il tema riguarda il prossimo governo. Se ne parlerà, conferma Renzi, dopo il voto e, sibila, “vedremo se Dijsselbloem sarà ancora presidente dell’Eurogruppo”.

Il segretario Pd appare galvanizzato dal dibattito attorno alle proposte contenute nel suo libro: tiene lontane “polemiche banali sulle coalizioni”. E lo aiuta a marcare una differenza dalla “sinistra del passato che era contro qualcuno, non per qualcosa”. La proposta Pd, insiste, è tagliare le tasse a partire dalle famiglie e da un assegno universale per i figli.

Su questo e sui migranti, Renzi marcherà la corsa verso le politiche del 2018. Ma il governo, impegnato in un difficile lavoro di “equilibri” in vista della legge di bilancio, frena. Padoan, che da mesi conduce la delicata partita dei conti con Bruxelles, nota che sarà tema del prossimo governo (“La sua è la risposta più dura a Renzi”, afferma Massimo D’Alema).

Ma lo stesso leader Pd spiega che se ne parlerà nella prossima legislatura: Gentiloni sta facendo “il possibile”. Del resto, osservano dal governo, la manovra quest’anno sarà già abbastanza difficile così, con Mdp pronta a smarcarsi: si lavora a misure che favoriscano il lavoro per giovani e over 50, se ci sarà spazio per altro ben venga.

Il ministro Carlo Calenda, favorevole a sforare sul deficit, afferma però che prima di chiedere nuovi margini, serve un “piano industriale per l’Italia” che parta dagli investimenti, da elaborare “con una squadra ampia: Renzi chiuda la rottamazione e apra la condivisione”, sottolinea. Calenda ribadisce di non avere aspirazioni politiche, ma Angelino Alfano, che lo vorrebbe schierato al centro, dichiara: “Sosteniamo la sua agenda”.

Lo stesso Bersani, che ‘demolisce’ le proposte renziane (“Ricette di destra di 40 anni fa”), non boccia il ministro. E anche il Pd si mostra interessato a tenere in squadra Calenda: “Mi piace la sua idea, lavoriamo insieme subito”, dice Maurizio Martina. Renzi stesso si dice pronto a discutere con Calenda e parti sociali.

Mentre con l’Europa è guerra aperta. Prima un portavoce di Juncker dichiara che “la Commissione non commenta le parole di persone fuori” dal governo. Poi Moscovici ricorda che l’Italia è il solo Paese ad aver “beneficiato di tutta la flessibilità”. Infine Dijsselbloem afferma che nessuno può decidere “unilaterlamente”.

Renzi replica con durezza: “Non potranno che dirci sì. Inizino anche loro a far rispettare agli Stati membri i propri impegni”. Il leader Dem ricorda poi che Dijsselbloem accusò i Paesi del Sud di spendere i soldi in alcol e donne: “Intanto noi le donne non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro. Non ha letto la mia proposta: è fattibile ma manda tanti fuori di testa”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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