Prove di unità nel centrodestra, ma Ue e leadership dividono

Meloni, Belusconi e Salvini
Meloni, Belusconi e Salvini

ROMA. – La nuova legge elettorale, la diversa collocazione europea ma soprattutto la leadership futura sono i tre grandi nodi che il centrodestra dovrà affrontare per riallacciare i fili dell’alleanza. Sia Silvio Berlusconi che il duo ‘Salvini-Meloni’ sono consapevoli, sondaggi alla mano, che solo un centrodestra unito può essere competitivo nella sfida per la conquista di palazzo Chigi.

Un lavoro complesso viste le distanze e le ambizioni personali su cui il Cavaliere però non ha fretta. Da Arcore i suoi fedelissimi ribadiscono la priorità che viene data alla ricostruzione del centrodestra ma, allo stesso tempo, il leader di Forza Italia lavora a tutti gli scenari possibili, soprattutto fino a quando non si chiarirà con quale legge si tonerà alle urne.

L’idea di una lista tutti insieme già alle amministrative proposta qualche tempo fa da Giorgia Meloni non aveva scaldato i cuori degli azzurri. Ancora meno per l’ex capo del governo l’idea di un unico contenitore a livello nazionale che ovviamente non avrebbe il simbolo di Forza Italia nè il richiamo a Berlusconi. Il punto di caduta a cui il leader Fi continua a guardare è quello di una federazione in cui tutti corrono con i propri simboli e soprattutto ognuno gestisce le liste.

Insieme al problema della ricomposizione della futura alleanza, c’è da sciogliere un altro grande nodo e cioè chi sarà la guida della coalizione. Il segretario del Carroccio, almeno ufficialmente, non sembra disposto a fare passi indietro. Discorso più complicato per l’ex premier che attende il pronunciamento della corte europea di Strasburgo. Se la sentenza dovesse dargli ragione difficilmente Berlusconi si farà da parte.

Tema altrettanto divisivo è quello della collocazione europea. Per gli azzurri l’adesione al Ppe non è in discussione così come la convinzione che solo un centrodestra a trazione moderata possa avere chance di vittoria alle urne nel 2018.

Ma, se a livello nazionale i contatti tra i big sono al minimo, a livello locale l’alleanza sembra non risentire di problemi. E l’esempio è l’accordo raggiunto a Genova sulla candidatura di Marco Bucci. Un nome intorno a cui si sono radunati tutti i ‘pezzi’ del vecchio Popolo della Libertà più il Carroccio. Ma soprattutto la condivisione della scelta premia il ‘modello’ Liguria. Un precedente che va nella direzione di chi, Giovanni Toti tra i primi, ha sempre sostenuto la necessità di non interrompere il rapporto con gli alleati.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)

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